La Rete Euromed per il rafforzamento della società civile tunisina

Di Raffaella Bolini, Relazioni Internazionali Arci.

Arrivano lunedì prossimo portando con sé quattro pagine di raccomandazioni. Sono richieste puntuali, rivolte al Parlamento e al Governo Italiano. Avranno modo di presentarle direttamente, in una fitta agenda di incontri istituzionali. Sono le stesse rivendicazioni che stanno
nelle nostre piattaforme per un Mediterraneo della dignità. Non a caso, con loro lavoriamo da anni, li abbiamo incontrati da poco a Tunisi nel FSM del quale sono stati i principali organizzatori. Sono Messaoud Romdhani, vicepresidente del Forum Tunisino dei Diritti
Economici e Sociali e Sadok Ben HadjHassine, autorevole rappresentante dell’Unione Generale Tunisina del Lavoro, la UGTT.
Con loro saranno Lilia Rebai, coordinatrice del programma Tunisia della Rete Euromediterranea dei Diritti Umani e Rami Salhi, che per la Rete Euromed dirige l’ufficio regionale Maghreb. L’Arci aderisce alla Rete, siede nel suo comitato esecutivo e partecipa ad alcuni dei suoi gruppi di lavoro. La missione si tiene nell’ambito del progetto di rafforzamento della società civile che la Rete Euromed sta realizzando in Tunisia. Il progetto ha permesso di consolidare reti che coinvolgono tutti gli attori democratici su quattro aree tematiche: la giustizia transizionale, l’uguaglianza uomo-donna, i migranti e i diritti economici e sociali. La missione in Italia si concentra sui
migranti e sull’accordo di libero scambio completo e approfondito (ALECA) che l’Unione Europea sta cercando di imporre alla Tunisia.
Accompagnati da Arci, Arcs e dalla Cgil avranno incontri con la Commissione Esteri della Camera, in una sessione aperta alla partecipazione di tutti i parlamentari e degli intergruppi interessati. Vedranno diversi responsabili del Ministero degli Interni. Avranno un incontro ad alto livello con il Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale. Stiamo aspettando le conferme dalla Presidenza del Consiglio e dalla Commissione Diritti Umani del Senato. La risposta delle istituzioni, a differenza di altre volte, è stata sempre rapida e
positiva. Dopo l’attentato al Bardo, la Tunisia è tornata in auge e cercheremo di fare in modo che l’interesse non si spenga. La Tunisia è un piccolo paese, ma la sua capacità di difendere la transizione democratica mentre è circondato da crisi, conflitti e oscurantismi ne fanno
un luogo importante da difendere, da sostenere, da proteggere.
Il governo italiano ha, nei giorni dopol’attentato, cancellato una parte del debito tunisino. Ed è stato un buon segnale. Ma bisogna evitare che con una mano si dia e con l’altra si tolga mille e mille volte tanto, come accadrebbe se con l’ALECA la Tunisia diventasse ancora di più terreno di scorribande senza freno per i predoni del libero mercato. E, come ci hanno detto a Tunisi mentre preparavamo la delegazione nei giorni del FSM, non c’è Mediterraneo della dignità se le merci attraversano liberamente il mare e le persone, invece, ci muoiono dentro affogate e fatte scomparire dalle frontiere dell’Europa fortezza.
Mercoledì 15 aprile alle 17.30 in un incontro pubblico aperto a tutti gli interessati, avremo modo di discutere insieme come continuare a fare «non un passo indietro», e magari qualche passo avanti per una vera alternativa mediterranea, necessaria come il pane a tutti noi.