Tregua immediata al campo profughi di Yarmouk per attivare corridoi umanitari

L’appello dell’Arci.

L’Arci segue con sgomento l’insopportabile aggravarsi della situazione umanitaria nel grande campo profughi di Yarmouk, alla periferia sud di Damasco, nuovo episodio di una guerra che dura da quattro anni e di cui è vittima la popolazione civile, milioni di persone assediate e coinvolte nei combattimenti in Siria e milioni di profughi in cerca di scampo. Yarmouk, che rappresentava un esempio della possibilità di rendere umano un campo profughi, un luogo di attività culturali e centro di elaborazione politica per l’intero Medio Oriente, dopo giorni di intensi combattimenti che seguono una situazione di assedio di fatto cominciata nel dicembre 2012, è ormai un enorme cumulo di macerie. Delle oltre centomila persone che popolavano Yarmouk ne rimango no solo 18mila, intrappolate nel perimetro stradale che circonda l’area e impossibilitate alla fuga. La profonda penetrazione delle milizie integraliste nel campo (di cui ne
è stato occupato il 90% lo scorso 4 aprile) è dovuta al coalizzarsi di Jaish al Islamcon, il Free Syrian Army con l’IS e all’appoggio logistico assicurato da Al Nusra (che pure si dichiara neutrale). La fortissima resistenza palestinese del Fronte Popolare, di Fatahal Intifada e del Palestine Liberation Army, con l’appoggio dell’esercito siriano, ha permesso ai palestinesi di recuperare negli ultimi giorni il controllo del 40% del campo e di evacuare circa 2000 persone. Nelle ultime ore si registra una diminuzione dei combattimenti, ma proseguono assassinii sommari e l’attività dei cecchini. Non sono confermate le notizie di una tregua trattata da Nusra. In tutto ciò la
situazione della popolazione civile è gravissima. Mancano cibo, acqua e forniture mediche ed igieniche. I centri sanitari sono distrutti e non è possibile evacuare i feriti. Gli operatori sociali e sanitari delle Ong siriane e palestinesi attive nel campo sono stati oggetto di aggressione ed assassinio e molti di loro sono dispersi. Le associazioni umanitarie attive nel campo denunciano che 3500 bambini
sono a rischio della vita e chiedono che venga proclamata immediatamente una tregua umanitaria che permetta la loroevacuazione e quella dei feriti.
L’Arci si unisce alla voce della società civile siriana e a quella delle associazioni palestinesi e chiede al Governo Italiano ed alla comunità internazionale di fare la massima pressione sugli aggressori perché si dichiari immediatamente una tregua che permetta l’apertura di corridoi umanitari per far arrivare nel campo acqua, cibo e medicinali e che soprattutto consenta l’evacuazione dei minori, dei feriti e dei civili. L’Arci chiede inoltre che la comunità internazionale proceda immediatamente a concedere uno status speciale alla popolazione ci vile palestinese da decenni profuga in Siria rimuovendo i limiti per i quali non può varcare i confini in cerca di salvezza.