L’incredibile storia di una centrale a carbone tra le case

Spettacolo alla Casa Circondariale di Livorno

Di Giovanni Durante, portavoce Rete savonese Fermiamo il carbone.

La centrale di Vado Ligure-Quiliano funziona da oltre quarant’anni in un contesto densamente abitato, vicinissima a Savona, su un tratto di costa con insediamenti abitati ininterrotti. Nonostante sia un complesso di notevole potenza (due gruppi a carbone da 330 MW ciascuno ed un gruppo a gas da 760 MW) situato in pieno centro abitato, nel 2007 la centrale chiese un potenziamento: ancora altro carbone (460 MW). Trovò l’opposizione di associazioni, di medici, comitati, partiti e cittadini e di ben 18 comuni del territorio. La regione Liguria, cambiando il motivato diniego precedente, che l’aveva portata a ricorrere al Tar contro il potenziamento, nel 2011 concedette l’intesa per il potenziamento con un altro grande gruppo a carbone. Nel frattempo, nonostante la richiesta di AIA presentata dalla azienda nel 2007, la centrale ha continuato a funzionare per anni priva di quella autorizzazione. La situazione generale dell’inquinamento è stata riassunta dalla stessa Regione Liguria nel ‘Piano di risanamento e tutela della qualità dell’aria’ a pag. 126: «La Regione Liguria decise di rilasciare comunque l’intesa per il nuovo gruppo a carbone da 460 MW e questo nonostante le ferme prese di posizione dell’Ordine dei Medici, di importanti associazioni e comitati, e nonostante le molte evidenze di seguito riportate». Quindi nel marzo 2012 il Ministero dello Sviluppo Economico ha emesso il decreto autorizzativo, contro il quale sono stati depositati ricorsi amministrativi da parte di associazioni e movimenti. Per questo si è costituita la Rete savonese Fermiamo il carbone, proprio per collegare tra loro le associazioni, rafforzando i movimenti che da anni si battono per la salute e la verità: numerose organizzazioni locali con il fondamentale sostegno di associazioni nazionali, come Arci, Greenpeace, WWF, Legambiente. Con molto impegno e grande fatica è stata acquisita un’imponente documentazione, approfondito studi, consultato medici, scienziati, tecnici, legali, docenti universitari in Italia e all’estero, sono state organizzate decine di iniziative pubbliche con interventi di personalità mediche e scientifiche, sono stati presentati numerosi ricorsi amministrativi ed esposti, facendosi carico, in piena libertà ed autonomia, degli ingenti costi con l’autofinanziamento, svolgendo un ruolo di informazione e tutela della comunità. Si è giunti comunque alla emissione del decreto AIA del Ministro dell’Ambiente 227 del 14 .12. 2012 a firma Corrado Clini. Secondo quanto prescritto dal D.lgs.152/2006 principio cardine dell’istituto dell’autorizzazione integrata ambientale (AIA) è quello di perseguire la prevenzione e riduzione integrata dell’inquinamento attraverso l’applicazione delle Migliori Tecnologie Disponibili (MTD) previste dai BREF. Le numerose discrepanze nel decreto AIA relativamente alla applicazione delle MTD su diversi punti e altre rilevanti questioni hanno indotto associazioni del territorio e i vertici nazionali di associazioni quali Greenpeace, Legambiente, WWF e Arci a presentare ricorso al TAR del Lazio avverso al quel decreto AIA. Da tempo si erano avute notizie sulle indagini della Magistratura: si sono lette con sgomento le notizie sui morti e gli ammalati del nostro territorio. Notizie così gravi ed inquietanti da essere riprese per giorni dai principali media nazionali: «Quei morti sono da attribuire alle emissioni degli impianti», «Tra i 1.700 e i 2000 ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiovascolari e 450 bambini ricoverati per patologie respiratorie e attacchi d’asma, tra il 2005 e il 2012», «Senza la centrale a carbone di Vado tanti decessi non ci sarebbero stati… 400 morti dal 2000 al 2007». E queste dichiarazioni erano attribuite ad una fonte autorevolissima: la Procura della Repubblica che indaga sulla centrale a carbone su due filoni d’inchiesta, uno per disastro ambientale e una per omicidio colposo. L’11 marzo 2014 il Giudice per le indagini preliminari di Savona Fiorenza Giorgi ha disposto il sequestro dei gruppi a carbone della centrale. Nelle 45 pagine del documento tra l’altro si legge «È stato ampiamente evidenziato nei paragrafi che precedono, che la condotta tenuta dalle società che si sono succedute nella gestione della centrale di Vado Ligure (Interpower S.p.A. e Tirreno Power S.p.A.) è stata costantemente e sistematicamente caratterizzata da reiterate inottemperanze alle prescrizioni, sia negli anni antecedenti al rilascio dell’AIA, sia nel periodo successivo al rilascio della stessa». In altre parole, appare dimostrato che il gestore, in tutti questi anni e fino alla data odierna, ha sempre fatto quello che gli tornava più vantaggioso, il tutto nella neghittosità degli organi pubblici chiamati a svolgere attività di controllo, e che, lungi dal sanzionare le dette inottemperanze, hanno ritardato in modo abnorme l’emissione dei dovuti provvedimenti ed emesso alla fine una AIA estremamente vantaggiosa e frutto di un sostanziale compromesso in vista della costruzione di un nuovo gruppo a carbone che si presenta come meramente ipotetica, non preoccupandosi da ultimo di imporre l’adempimento delle prescrizioni in ordine alla collocazione dello SME. Non si può poi dimenticare – e anzi è l’elemento di maggior rilievo – che il reato contestato prevede, come sua ipotesi sicuramente più grave, l’ingente danno alla salute provocato dal dimostrato aumento dei ricoveri ospedalieri e del numero dei decessi riconducibile direttamente alla presenza della centrale. Oggi gli aspetti penali riguardano ben 86 imputati, dirigenti e soci di capitale della azienda, amministratori pubblici come l’ex presidente della Regione Liguria Claudio Burlando, i sindaci che si sono avvicendati negli ultimi 15 anni, l’ex presidente della Provincia Angelo Vaccarezza, funzionari dei vari enti. Una pagina ‘sporca’ che coinvolge politica, istituzioni, azienda e purtroppo anche le organizzazioni sindacali, non sul piano penale, ma di certo su quello etico e morale.

“C’è una città come tante. Ricca, avida, opulenta, consumista.
C’è una città come tante. Mal governata.
C’è una città invasa da topi. Topi che non si nascondono, ma escono allo scoperto per mangiarsi tutto.
Il governo non può più far finta di niente e promette “una bella poltrona” nel palazzo granducale a chiunque riesca a liberare la città dalla piaga dei topi.”

Chi volesse partecipare come pubblico allo spettacolo “Topo dopo topo” regia di Lara Gallo e Francesca Ricci, per il giorno 20 dicembre 2023 alle ore 14.00 all’interno della Casa Circondariale di Livorno, dovrà inviare il proprio nome e cognome, luogo e data di nascita al seguente indirizzo mail

prenotazionicarcere@gmail.com

entro e non oltre il 5 dicembre 2023.

I nominativi saranno oggetto di controlli da parte dell’Amministrazione penitenziaria, pena la non possibilità di partecipazione allo spettacolo.

Lasciate ogni smartphone in macchina, oh Voi che entrate.

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