Parigi non val bene nessuna Messa

Di Andrea Satta Tètes de Bois.

Un concerto e un massacro. Perchè? Perché la Francia, perché il rock e la musica, perché lo spazio laico, perché? C’è di mezzo la religione, la religione che impone proselitismo e non parlo della spiritualità, ma della religione che converte e salva, che condanna chi non crede, che fa la lista degli eletti e dei maledetti. E questa è stata anche in parte la storia della Chiesa Cattolica, non c’è bisogno di fare esempi. E perfino le chiese laiche hanno fatto della perpetuazione di se stesse e del loro sistema di potere la vera finalità. La musica e l’arte non possono essere conformismo. A volte le parole hanno significati che si colgono scandendo con attenzione le sillabe. Anti conformismo vuol dire che sono così perché così voglio essere e non perché, in qualche modo, condizionato. A me va bene qualunque Dio, purché non ci sia il giusto e lo sbagliato, il peccatore e il salvato e l’obbligo della conversione. I mostri nascono da lì. E un integralista in questo concetto di laicità vede il male. La libertà interiore e la convivenza di scelte differenti sono pensieri forti, come forte era il pacifismo di Ghandi schierato in opposizione alla violenza. E il luogo e il corpo dove questo pensiero brilla è avverso e odiato. Il piacere non può esistere. Non può esistere per gli integralisti, neppure per quelli cattolici. Ricordate la mortificazione della carne, il sacrificio fisico, la penitenze, le flagellazioni e tutte le sofferenze invocate per la conversione di chi non crede? Vi sembra che da privazioni, automutilazioni e cose del genere possa nascere uno spirito di comprensione? Vi sembra questa la premessa per apprezzare la differenze? Poi, nella deriva più estrema, si fanno saltare in aria gli invasati, i disperati, i criminali e con loro tanta povera gente. E prima di tutto questo, c’è quello che sappiamo da sempre, ma, come sempre, noi che viviamo da questa parte delle telecamere e delle scrivanie non sappiamo mettere in fila le prove dei traffici delle banche, degli intrighi internazionali, delle armi che l’occidente vende ai contendenti in guerra, indifferentemente. Essere liberi e felici, provare ad esserlo, non va bene, spaventa, significa essere incontrollabili, non ricattabili. Io raramente sono felice come certe volte sul palco e raramente lo sono come quando, da pubblico assisto, partecipo e mi immergo in uno spettacolo. E lì sto bene e non ho bisogno di altre promesse, non voglio essere promosso, riscattato, salvato, non dipendo, non ne ho bisogno e questa felicità mi regala l’immortalità dell’istante e mi rende libero finalmente e, per un momento, quasi divino. Ecco, Parigi non vale bene nessuna Messa, proprio nessuna.