Il nuovo disordine mondiale

Spettacolo alla Casa Circondariale di Livorno

Rapporto sui diritti globali 2015.

Nel tempo della globalizzazione neoliberista e della crisi strutturale il mondo appare senza più rifugi: né dalle turbolenze dei mercati, né dalla destabilizzazione geopolitica, né dalla ‘obsolescenza programmata’ dei sistemi di welfare, a partire dal modello sociale europeo e delle forme e strutture democratiche di governo; né, infine, dagli effetti delle guerre e delle diseguaglianze, che nel 2015 si sono tradotti in un vero e proprio esodo, di fronte al quale l’Europa e le sue istituzioni si sono mostrate divise e orientate a riproporre la strada disumana della Fortezza. Un esodo che, a inizio novembre 2015, ha già prodotto, nel solo Mediterraneo, oltre 3400 vittime. Il numero delle persone sradicate, sfollati interni o rifugiati, è arrivato a 59 milioni e mezzo di persone; un numero cresciuto, solo nel 2014, di oltre 8 milioni, la cifra più elevata dalla Seconda guerra mondiale. La pressione migratoria verso l’Europa è, peraltro, solo una piccola parte, giacché il peso principale viene sostenuto dai paesi c.d. in via di sviluppo, che accolgono ben l’86% dei 19 milioni e mezzo di rifugiati. Eppure, il 2015 è stato l’anno dei nuovi muri eretti nel cuore del continente europeo, a tentare di isolare il contagio dai dannati della terra, cui è dedicato uno dei Focus del Rapporto di quest’anno. La ‘lotta di classe dall’alto’, in diverse aree geografiche, ha preso la forma di una guerra contro i poveri e di un divorzio progressivo tra capitalismo globale e democrazia. Secondo le statistiche europee, nell’Unione vi sono 122,6 milioni di persone a rischio di povertà ed esclusione, quasi un europeo su quattro; all’inizio della crisi erano 116 milioni. L’Italia registra il 28,4%, dato superiore alla media europea, per un totale di 17 milioni e 330mila persone. A fronte di questo drammatico quadro, nel quadriennio 2008-2012- sia pure in modo differenziato tra i diversi Stati membri – l’Europa ha disinvestito nel welfare, con un taglio sulla spesa sociale europea per un totale di circa 230 miliardi di euro. Disinvestire nel welfare ha anche l’esito di distribuire i rischi di impoverimento in modo selettivo, gravando soprattutto sui più deboli, e questo è uno dei meccanismi che porta a condizioni di povertà difficilmente reversibili. Anziché essere contrastata, insomma, la crescente povertà – che riguarda sempre più anche chi ha un lavoro e un reddito – viene perpetuata, diviene una sorta di buco nero sociale nel quale è sempre più facile scivolare e da cui è impossibile uscire. Sempre più la povertà, specie se estrema, è vista e trattata come crimine, anziché come situazione necessitante sostegno. Un processo, presente da tempo negli Stati Uniti, che sta andando avanti in tutta Europa, a livello legislativo, amministrativo, del governo delle città, mediatico. Alla criminalizzazione della povertà è dedicato un altro dei Focus del 13° Rapporto sui diritti globali. Anche nell’ultimo anno, le politiche seguite non sono andate nel verso di sostenere le parti sociali più deboli e il lavoro e nel ridurre le diseguaglianze, ma, all’opposto, hanno premiato i responsabili della crisi, cioè la grande finanza. Dal 2007 le Banche centrali di tutto il mondo hanno aumentato la quantità di moneta da 35mila miliardi di dollari a 59mila miliardi. Un mare di liquidità che ha inebriato i mercati finanziari, ma non è ‘sgocciolato’ a sostenere l’economia precaria delle famiglie e delle piccole imprese, mentre è continuata la sciagurata politica dell’austerity. Una politica che, nel corso del 2015, ha manifestato appieno la propria valenza simbolica e intimidatoria nel caso della Grecia, piegata da un pesante ricatto, come viene analizzato nel Focus del primo capitolo del Rapporto. Un anno di rialzi in borsa e di grande euforia finanziaria ha visto il contrappasso di un’altrettanto grande depressione economica e sociale. La crisi è così diventata strumento di governo e moltiplicatrice dell’instabilità. E di ingiustizia sociale. Come mostrano i numeri e studi internazionali. La ricchezza delle 80 persone più facoltose al mondo è raddoppiata in termini nominali tra il 2009 e il 2014, mentre la ricchezza del 50% più povero della popolazione nel 2014 è inferiore a quella posseduta nel 2009. Ottanta super-ricchi possiedono la medesima quantità di ricchezza del 50 per cento più povero della popolazione mondiale, 3 miliardi e mezzo di persone. E ancora: nel 2010 le 80 persone più ricche al mondo godevano di una ricchezza netta di 1300 miliardi di dollari. Nel 2014 la loro ricchezza complessiva posseduta era salita a 1900 miliardi di dollari, dunque una crescita di 600 miliardi di dollari, quasi il 50 per cento in più in soli quattro anni. Il titolo scelto per l’Expo 2015 ha posto il tema del cibo all’attenzione mondiale. Ma ha sostanzialmente eluso la riflessione sul modello attuale della produzione e consumo alimentare e sui rischi futuri, accentuati dai trattati commerciali in corso. Sulla questione alimentare si scontrano due paradigmi: l’agricoltura delle multinazionali, che si appropriano di intere regioni mondiali e le avvelenano con uso intensivo di pesticidi e fertilizzanti, cercando di imporre ovunque anche gli OGM, e quella dei piccoli contadini, che coltivano nel rispetto dell’ecosistema e delle biodiversità. L’agricoltura industriale, pur producendo solo il 30% del cibo consumato a livello mondiale, è responsabile del 75% del danno biologico a carico del pianeta, compresa l’emissione del 40% dei gas serra. Anche quella per il cibo e per l’acqua è diventata una forma di guerra contro interi popoli vittime di forme, vecchie e nuove, di colonialismo; come anche il cosiddetto land grabbing, il crescente fenomeno di accaparramento delle terre. Popoli e poveri la cui qualità di vita e la stessa sopravvivenza sono compromesse da logiche orientate al massimo profitto e alla speculazione finanziaria. Logiche che non colpiscono più solo i Sud del mondo, ma gli stessi paesi industrializzati e, in primis, l’Europa, al centro di grandi interessi soggiacenti al TTIP, il Trattato commerciale di libero scambio le cui trattative segrete sono in corso tra Stati Uniti e Unione Europea, cui è dedicato un altro dei Focus del Rapporto sui diritti globali 2015. Il Rapporto è a cura di: Associazione Società Informazione Onlus, promosso da Cgil con la partecipazione di ActionAid | Antigone | Arci | Cnca | Fondazione Basso-Sezione Internazionale | Forum Ambientalista | Gruppo Abele | Legambiente

Info : www.dirittiglobali.it

“C’è una città come tante. Ricca, avida, opulenta, consumista.
C’è una città come tante. Mal governata.
C’è una città invasa da topi. Topi che non si nascondono, ma escono allo scoperto per mangiarsi tutto.
Il governo non può più far finta di niente e promette “una bella poltrona” nel palazzo granducale a chiunque riesca a liberare la città dalla piaga dei topi.”

Chi volesse partecipare come pubblico allo spettacolo “Topo dopo topo” regia di Lara Gallo e Francesca Ricci, per il giorno 20 dicembre 2023 alle ore 14.00 all’interno della Casa Circondariale di Livorno, dovrà inviare il proprio nome e cognome, luogo e data di nascita al seguente indirizzo mail

prenotazionicarcere@gmail.com

entro e non oltre il 5 dicembre 2023.

I nominativi saranno oggetto di controlli da parte dell’Amministrazione penitenziaria, pena la non possibilità di partecipazione allo spettacolo.

Lasciate ogni smartphone in macchina, oh Voi che entrate.

Condividi