In marcia per la giustizia ambientale e sociale e per la pace

Di Filippo Sestito, coordinatore Arci Ambiente, difesa del territorio, beni comuni.

A pochi giorni dagli attentati terroristici di Parigi, Beirut, Bamako, la Francia ospiterà la COP21, la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima. Non sarà facile raggiungere un accordo vincolante per limitare il riscaldamento climatico globale sotto i 2°C o opporsi al modello ‘dell’iperproduzione e dell’iperconsumo’ quando la Francia e l’occidente sembrano accecati dall’odio e parlano esclusivamente il linguaggio della vendetta. Quando il socialista Hollande chiama l’intero occidente e i suoi alleati a una nuova guerra infinita e intanto vieta tutte le manifestazioni pubbliche, vara lo stato di emergenza, sospende la democrazia; o quando il capo del governo francese, Valls, annuncia possibili attacchi chimici, amplificando la paura che spinge a modificare gli stili di vita, abbandonare ‘lo spazio pubblico’. Il clima di terrore nel quale siamo precipitati aumenta il rischio di fallimento della Conferenza di Parigi e un’altra debacle, dopo Copenaghen, non possiamo permettercela. Non possiamo più permettere che le superpotenze USA, Cina e India replichino il disastro delle precedenti conferenze e non possiamo come Europa continuare a restare alla finestra. Ma oggi qualcosa sembra essere cambiato. L’enciclica di Papa Francesco ha rimesso al centro del dibattito il binomio capitalismo e natura e poco tempo fa, nel corso del vertice tra USA e Cina, quest’ultima ha annunciato una drastica diminuzione delle emissioni di carbone. Segni, questi, che aprono uno spiraglio importante nel raggiungere gli obiettivi minimi prefissati da tutti gli Stati prima dell’inizio della Conferenza di Parigi, nonostante l’altra grande potenza emergente, l’India, sia rimasta ancorata a posizioni di carattere rivendicativo chiedendo ai Paesi di più vecchia industrializzazione il finanziamento per la riconversione alle energie rinnovabili. I piani nazionali presentati dai 170 Paesi che prenderanno parte alla COP21 e che sono i principali responsabili delle emissioni carboniche risultano assolutamente insufficienti rispetto agli obiettivi auspicati. L’ultimo rapporto dell’ONU specifica che «con i piani attuali non si evita un aumento sostanziale delle emissioni da qui al 2030»; l’aumento previsto, infatti, arriverebbe intorno ai 2,7° C e quindi ben oltre i 2°C fissato quale limite massimo dalla maggioranza degli scienziati. L’Europa in questo contesto può e deve svolgere un ruolo politico fondamentale, affrontando le sue contraddizioni rese ancor più evidenti dal recente scandalo della Volkswagen e senza reagire, come purtroppo sta facendo in queste ore la Francia, in maniera rabbiosa. Il no a tutte le guerre e alle politiche neocoloniali che continuano a produrre disastri umanitari ed ambientali, non può non essere legato anche al vertice di Parigi. Le guerre, frutto anche e soprattutto degli interessi legati allo sfruttamento delle energie fossili e delle risorse naturali, alimenteranno la spirale senza fine del terrorismo e produrranno un aumento considerevole dei flussi migratori. Centinaia di milioni di uomini saranno costretti a migrare alla ricerca del proprio ‘spazio vitale’ e a nulla servirà erigere muri per salvaguardare ‘la fortezza Europa’. Ecco perché noi come Arci riteniamo indispensabile, a partire dall’Italia, manifestare domenica per la giustizia climatica, contro le guerre ed il terrorismo, contro le politiche securitarie dei Governi, contro il restringimento degli spazi democratici e contro il razzismo. È importante che l’Arci scenda in piazza il 29 novembre prossimo per rendere visibili le nostre parole d’ordine, per costruire insieme a tutte le realtà che compongono la Coalizione per il clima e a tutti i movimenti e i comitati che in questi anni si sono battuti per la difesa del territorio un grande movimento sociale e politico che faccia della giustizia ambientale e delle giustizia sociale un punto fondamentale del proprio orizzonte politico e programmatico.