Unione Europea, Turchia, Medio Oriente e curdi: vecchie crisi, nuove soluzioni

La Risoluzione finale della XII Conferenza internazionale tenuta al Parlamento europeo il 26 e 27 gennaio.

Durante tutto l’anno in molte regioni nel mondo conflitti armati e occupazioni hanno causato una significativa violazione dei diritti umani. Organizzazioni islamiste estremiste e radicali come Isis e Al-Qaeda hanno aggiunto una nuova dimensione all’aggressione al diritto alla vita negli attentati in Medio Oriente, in Africa e in Europa. Gli attacchi a Diyarbakir, a Suruc e Ankara hanno indignato l’umanità per la loro ferocia. Dopo le elezioni politiche turche del giugno 2015 con l’accantonamento di una soluzione pacifica alla questione curda, è stato ancora una volta il diritto alla vita ad essere violato quando le ostilità tra lo stato turco e il PKK si sono riaccese. È stato soprattutto durante gli assedi alle città, con l’imposizione di coprifuochi illegali da parte del governo turco, che giovani, anziani, donne e bambini sono stati privati del loro diritto alla vita. Il coprifuoco imposto alle città curde ha privato la popolazione delle forniture necessarie, come acqua, cibo, elettricità, medicinali; intanto molti civili venivano perseguitati e uccisi. Le attività economiche e la vita sociale hanno subito una battuta d’arresto. I sindaci e gli amministratori eletti sono stati incarcerati o spodestati con la forza, in spregio alla volontà democraticamente espressa dalla popolazione. Ci appelliamo ai movimenti sociali, alle organizzazioni sindacali, alle associazioni professionali, alle organizzazioni non governative, agli alleati di governo e alle istituzioni intergovernative perché si mobilitino per fare in modo che vengano adottate le seguenti iniziative: 1. Durante i conflitti in Turchia e Kurdistan, dal 24 luglio 2015, le città sono state distrutte, civili di tutte le età sono stati perseguitati e ogni giorno ci sono state tragedie umanitarie. Dunque: • l’assedio delle città e il coprifuoco devono essere interrotti immediatamente; • le forze turche e il PKK devono agire in conformità con il diritto internazionale, e non devono colpire i civili e le aree residenziali; • a chi è stato costretto a fuggire deve essere consentito il ritorno, con il risarcimento dei danni subiti; • deve essere costituita una commissione indipendente che indaghi sulle violazioni dei diritti umani in questo lasso di tempo; i responsabili devono essere individuati e puniti. 2. Il conflitto in corso è il risultato della mancata apertura di una trattativa. Solo una soluzione pacifica e democratica porterà stabilità alla Turchia e al Medio Oriente, ed avrà un impatto positivo anche nella lotta nella regione contro gruppi jihadisti come l’ISIS. A questo fine: • entrambe le parti devono fermare i loro attacchi ed impegnarsi a proclamare il coprifuoco. La parte che non aderisse al cessate il fuoco deve essere soggetta a una condanna internazionale; • tutte le parti devono ritornare al tavolo negoziale nell’ambito del quadro annunciato il 28 febbraio 2015 (definito Accordo di Dolmabahce). Durante i negoziati dovrà esserci il monitoraggio di una parte terza; • l’isolamento di Abdullah Ocalan, vigente dal 5 aprile,deve terminare. La salute e la sicurezza di Ocalan devono essere garantite in modo che possa prendere parte attivamente al processo negoziale. 3. La Turchia deve interrompere il suo sostegno ai gruppi jihadisti in Siria e deve impegnarsi ad essere un membro effettivo della coalizione internazionale contro ISIS. Deve abbandonare le sue politiche anti curde in Siria, e deve lavorare perché si arrivi a una soluzione politica con i curdi e le opposizioni democratiche in Siria. 4. La Turchia e l’Ue devono considerare la questione dei rifugiati di questa regione come una questione umanitaria, e non devono usarla come merce di scambio per i loro interessi. Rispetto ai profughi, la Turchia deve rispettare la Convenzione di Ginevra. 5. La libertà di pensiero e di espressione deve essere garantita, dev’essere abbandonata la soppressione dei media e tutti i civili incarcerati, tra cui giornalisti, avvocati, amministratori locali, sindaci, attivisti e studenti devono essere liberati. 6. La persecuzione delle opposizioni deve finire, così come la campagna di linciaggio contro il mondo accademico. 7. La Costituzione frutto del golpe militare del 1980 deve essere abolita, deve essere redatta una nuova Costituzione, in linea con tutte le dichiarazioni internazionali sottoscritte dalla Turchia, contribuendo a realizzare una società democratica, rispettosa dell’ambiente e delle differenze di genere e garantendo il diritto all’autogoverno e all’autonomia democratica. 8. Il conflitto in atto in Turchia e le sue politiche anti curde stanno indebolendo la lotta all’Isis nella regione e ostacolando gli sforzi della coalizione. L’Unione europea non deve rimanere in silenzio, ma contribuire attivamente alla soluzione della questione curda. A questo fine: • l’Unione Europea non deve limitarsi a chiedere il cessate il fuoco ma deve avere un ruolo attivo nella realizzazione di una roadmap per una soluzione pacifica. Per raggiungere questo obiettivo, il PKK deve essere tolto dalla lista delle organizzazioni terroriste. La violenza contro i civili deve essere sempre condannata; • l’Unione europea non può limitarsi ad assistere passivamente alle pratiche repressive, extragiudiziali e anti-democratiche della Turchia; • i negoziati di adesione all’ Ue dovrebbero essere condizionati alla ripresa del tavolo negoziale; • la questione curda deve essere affrontata come una questione politica e non come un problema connesso al terrorismo. 9. I membri della coalizione internazionale contro Isis, in primo luogo gli Stati Uniti, devono condannare le politiche anticurde della Turchia e devono assumere un atteggiamento attivo nella ricerca di una soluzione pacifica. 10. La comunità internazionale, l’Unione europea, gli Stati Uniti e altri paesi occidentali dovrebbero riconoscere il ruolo importante dei curdi per la pacificazione e la stabilità della regione. 11. Il PYD dovrebbe prender parte alla Conferenza di Ginevra II sulla Siria. 12. Facciamo appello a sindacati, organizzazioni sociali e accademiche, organizzazioni non governative perché continuino a esprimere il loro sostegno per una soluzione pacifica e democratica della questione kurda. 13. Dovrebbe essere aperto un corridoio umanitario al confine tra Turchia e Siria.