Una riforma sostenibile per il sistema del credito: le proposte di Banca Etica

Di Giuseppe Di Francesco Consigliere di amministrazione di Banca Etica.

Qualche settimana fa, con un paragone evocativo, il Presidente della Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Andrea Baranes, scriveva su il manifesto: «Il treno su cui viaggiate deraglia. In quanto passeggero, siete chiamato a ripagare i danni. Prima di comprare il biglietto avreste dovuto controllare l’affidabilità del capotreno e la manutenzione di locomotiva e vagoni. Se non l’avete fatto, la responsabilità dell’incidente è anche vostra». È così. Tra il decreto del governo per il salvataggio (risoluzione) delle quattro banche italiane in default, e la nuova direttiva europea per la gestione delle crisi bancarie (il cosiddetto bail-in), un fremito attraversa il popolo dei consumatori/ risparmiatori, anche quelli che non sono scesi in piazza per protestare per i loro risparmi già andati in fumo, che rischiano di essere coinvolti nelle situazioni di difficoltà di un sistema del credito che poco comprendono. Un sistema finanziario votato esclusivamente al profitto di pochi, con operatori too big to fail (troppo grandi per fallire) e con una regolamentazione inadeguata, che ha lasciato spazio a pratiche scorrette che hanno scatenato la crisi finanziaria iniziata nel 2008. Gli annunci e le proposte di riforma che abbiamo ascoltato, in Italia e in Europa, raramente vanno nella direzione di attuare alcune azioni che la società civile internazionale chiede ormai da anni: la separazione tra le banche d’affari e le banche che invece si rivolgono alla clientela retail, prevedendo politiche premianti per chi sostiene l’economia reale e lo sviluppo territoriale rispetto alle attività meramente finanziarie, un serio contrasto ai paradisi fiscali, l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie capace di scoraggiare gli scambi meramente speculativi, la tutela del risparmio dei cittadini e la possibilità per i risparmiatori di scegliere strumenti finanziari con chiaro impatto positivo sociale e ambientale. Sono queste anche le proposte che Banca Etica ha presentato in un documento che recentemente ha rivolto alla Banca d’Italia. Perché la sfida che Banca Etica raccoglie sin dalla sua nascita, nel 1999, è quella di integrare nella dimensione bancaria i profili di finanza mutualistica, la trasparenza, la partecipazione. Banca Etica pubblica sul proprio sito tutti i finanziamenti concessi alle persone giuridiche. Banca Etica ha quasi quarantamila soci che partecipano attivamente alla vita della banca, riuniti in gruppi locali che sul territorio realizzano la valutazione sociale e ambientale di ogni richiesta di finanziamento. E con il nuovo Regolamento assembleare, che risponde anche alla richiesta di Banca d’Italia di allargare la partecipazione degli azionisti alle scelte strategiche delle banche popolari, i soci di Banca Etica potranno aumentare la loro possibilità di partecipazione diretta alle scelte, utilizzando anche strumenti di voto a distanza. E oggi le sofferenze di Banca Etica sono meno del 3% del totale dei crediti concessi, meno di un terzo di quel 10% medio del sistema bancario italiano: oltre duecento miliardi di euro, un valore mai così alto.