Accogliere i rifugiati in Europa

Una necessità morale e politica urgente

Pubblichiamo l’appello promosso da intellettuali di diversi paesi. Primo firmatario Etienne Balibar. Noi cittadini dei paesi membri dell’Unione Europea, dei Balcani, del Mediterraneo, del Medio Oriente e di altre regioni del mondo, lanciamo un appello urgente ai nostri concittadini, ai nostri governanti e ai nostri rappresentanti nei Parlamenti nazionali e nel Parlamento Europeo, così come alla Corte Europea dei Diritti Umani e all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati: bisogna salvare e accogliere i rifugiati del Medio Oriente! Da anni, i migranti che fuggono da miseria, guerra e repressione annegano in mare o sbattono contro le recinzioni. Quando riescono a passare le frontiere, si trovano rimpatriati, incarcerati o cacciati nella clandestinità da Stati che li trattano come nemici. E nonostante ciò, insistono e si aiutano a vicenda per salvare la vita e avere un futuro. Ma dopo che le guerre in Medio Oriente e soprattutto in Siria hanno assunto le proporzioni di un massacro di massa, la situazione è cambiata. Presi in ostaggio tra i belligeranti, bombardati, affamati, terrorizzati, popolazioni intere sono avviate verso un esodo carico di pericoli. Si tratta di una catastrofe umanitaria. Ci attribuisce una responsabilità storica di fronte alla quale non ci sono scappatoie. L’incapacità dei governi di mettere fine alle cause dell’esodo (quando non contribuiscono ad aggravarle) non li esonera dal dovere di soccorrere e accogliere i rifugiati rispettando i loro diritti fondamentali. Nonostante qualche eccezione – l’iniziativa esemplare della Germania di aprire le porte ai rifugiati siriani; lo sforzo gigantesco della Grecia per salvare e accogliere migliaia di persone che ogni giorno arrivano sulle sue coste, mentre la sua economia è stata affondata da una austerità devastatrice; la buona volontà del Portogallo di accogliere un parte dei rifugiati che sono in Grecia – i governi europei si sono rifiutati di adottare misure adeguate alla situazione, di spiegarla alla loro opinione pubblica, di organizzare la solidarietà superando gli egoismi nazionali. Al contrario, hanno rigettato i piani minimi di ripartizione dei rifugiati elaborati dalla Commissione, o si sono impegnati a boicottarli. Peggio, si sono impegnati nella repressione, la stigmatizzazione di rifugiati e migranti. Per contro, ci sono semplici cittadini, pescatori e abitanti di Lampedusa e di Lesbos, militanti di associazioni e reti di sostegno ai migranti, luoghi di accoglienza laici e religiosi che hanno mostrato che una soluzione è possibile. Devono fare i conti con l’insufficienza di mezzi, con l’ostilità dei poteri pubblici e devono affrontare lo sviluppo rapido di un fronte europeo xenofobo che va da organizzazioni apertamente razziste e neofasciste a leader politici ‘rispettabili’ e a governi sempre più caratterizzati da autoritarismo, nazionalismo, demagogia. Due Europe incompatibili si confrontano, e tra le due bisogna ormai scegliere. La tendenza xenofoba, pericolosa per gli stranieri e rovinosa per l’avvenire del continente europeo, deve essere invertita subito. Intanto nel mondo ci sono 60 milioni di rifugiati, il Libano e la Giordania ne accolgono un milione ciascuno (rispettivamente il 20 e il 12% della loro popolazione), la Turchia 2 milioni (il 3% della popolazione). I rifugiati arrivati nel 2015 in Europa rappresentano soltanto lo 0,2% della sua popolazione! Non solamente i paesi europei hanno i mezzi per accogliere i rifugiati e trattarli degnamente, ma lo devono fare per poter continuare a porre i diritti umani a fondamenta della loro costituzione politica. È anche un loro interesse, se vogliono cominciare a ricreare, con tutti i paesi dello spazio mediterraneo, le condizioni per una pacificazione e una vera sicurezza collettiva. Questa è la condizione perché lo spettro di una nuova epoca di discriminazioni e di eliminazione di esseri umani ‘indesiderabili’ finisca davvero al di là del nostro orizzonte. Nessuno può dire quando e in quali proporzioni i rifugiati ritorneranno ‘a casa loro’, e nessuno deve sottovalutare le difficoltà del problema da risolvere, le resistenze che genera, persino i rischi che comporta. Ma nessuno può nemmeno ignorare la volontà di accoglienza delle popolazioni e la volontà di integrazione dei rifugiati. Nessuno ha il diritto di dichiarare il problema insolubile per sottrarvisi. Misure di urgenza di grande ampiezza si impongono dunque immediatamente. Il dovere di assistere i rifugiati del Medio Oriente e dell’Africa in questa situazione d’eccezione deve essere fatto suo dall’Ue e dai paesi membri. Deve essere consacrato dalle Nazioni Unite e concertato con gli stati democratici di tutta la regione. Forze civili e militari devono essere impegnate per portare soccorso ai migranti. È dentro questo quadro che bisogna reprimere i traffici e condannare le complicità di cui beneficiano. Perchè è il divieto di accesso legale che genera le pratiche mafiose.Il fardello dei paesi di prima accoglienza, in particolare la Grecia, deve essere subito alleggerito. ll loro contributo deve essere riconosciuto. Il loro isolamento deve trasformarsi in solidarietà attiva. La zona di libera circolazione di Schengen deve essere preservata, ma gli accordi di Dublino devono essere sospesi e rinegoziati. L’UE deve fare pressione sui paesi danubiani e balcanici perchè riaprano le frontiere, e negoziare con la Turchia perchè cessi di utilizzare i rifugiati come alibi politico-militare e come moneta di scambio. Mezzi di trasporto aerei e marittimi devono essere messi a disposizione per trasferire i rifugiati nei paesi del nord dell’Europa che hanno la possibilità di riceverli, invece di lasciare che si accumulino in un piccolo paese che rischia di diventare un immenso campo di detenzione. A più lungo termine l’Europa – che è di fronte a una di quelle sfide che cambiano il corso della storia – deve elaborare un piano democraticamente controllato di aiuti ai superstiti e a chi porta loro soccorso, con un budget speciale e disposizioni legali che garantiscano diritti e l’inserimento dignitoso e pacifico delle popolazioni sfollate nelle società di accoglienza. Non ci sono altre alternative che queste: ospitalità e diritto di asilo, o barbarie!