Perché anche l’Arci è in piazza

L’intervento di Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci, alla manifestazione del 5 marzo a Roma

Noi siamo un’associazione culturale, laica, di sinistra e siamo qui. Perché non ci basta ancora. Non basta a noi dell’Arci, ai nostri circoli, ai nostri volontari, alle nostre volontarie, ai nostri soci. Per questo siamo qui. Non ci basta innanzitutto perchè il risultato raggiunto con la legge approvata al Senato non è ancora al sicuro. Bisogna evitare che dalla Camera saltino fuori altri scherzi come quelli che abbiamo visto al Senato. Non potremmo accettare che ulteriori rinvii, o ulteriori peggioramenti possano determinare un nuovo bruttissimo giro di valzer. Potrebbe essere esiziale per un disegno di legge che avrebbe dovuto abbattere un muro e invece, per ora, apre solo una breccia. Non ci basta perchè, senza una legge sulle adozioni ben fatta che ancora non c’è, molte discriminazioni restano e resteranno. Non ci accontentiamo di una legge a metà. Non ci accontentiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno. Dobbiamo riempirlo tutto, perchè è da troppo tempo che aspettiamo. Non ci basta ancora perchè questa battaglia è una questione di democrazia. Troppe volte abbiamo visto sacrificare il valore della laicità sull’altare della paura e dell’oscurantismo. Non ci basta perchè siamo stanchi degli sproloqui, degli insulti, degli anatemi dei vari Salvini, Giovanardi, Gandolfini, Alfano. ‘Contro natura’ è chi vuole solo proibire. ‘Contro natura’ è chi non vuole arrendersi all’evidenza dei fatti, ad una società che è cambiata (da parecchio tempo) e che si ritrova leggi che non ne tengono conto. Dunque il lavoro non è terminato. Una legge sulle adozioni migliore e diversa serve e in tante e tanti la aspettano da troppo tempo. Da questo si vedrà se e come il Parlamento intenderà mostrare di svolgere il proprio compito, che è quello di governare i fenomeni in atto nella società e non assecondare le pance o rincorrere i sondaggi. Da lì vedremo davvero quanto si avrà voglia di cambiare e di rompere equilibri che ingessano la vita delle persone. A tutti e a tutte noi dico, a nome dell’Arci, non ci basta ancora. Ma se resteremo uniti riusciremo a condurre in porto una battaglia culturale – noi siamo un’associazione culturale – per rendere il nostro paese più laico e più democratico. Facciamoci sentire! Noi dell’Arci ci siamo stati nelle piazze il 23 gennaio, ci siamo oggi e ci saremo tutte le volte che sarà necessario chiedere il riconoscimento di uguali diritti per tutte e per tutti in questo nostro Paese che ne ha ancora tanto bisogno.