Una dura battaglia culturale per sconfiggere violenze e ipocrisia

Spettacolo alla Casa Circondariale di Livorno

Il suicidio di Tiziana, entrata in depressione al punto di togliersi la vita perché oggetto di linciaggio sul web per un video del quale non aveva nemmeno autorizzato la pubblicazione, ha fatto discutere media e opinione pubblica della violenza del web, della cosiddetta ‘dittatura digitale’, delle colpe collettive (la magistratura ha aperto un’indagine «contro ignoti»). Ma la parola più giusta per definire ciò che segna questa vicenda è sicuramente ipocrisia. L’ipocrisia di un paese che è in cima alle classifiche mondiali del consumo di video pornografici e che non ha esitato ad additare come «una poco di buono» Tiziana (che aveva anche l’aggravante del tradimento) attraverso la forma più comoda e vigliacca, quella anonima del web. Quella di tutti quegli uomini (tanti, troppi ancora) che non tollerano nessuna libertà nelle donne che frequentano, per poi rifugiarsi, appunto, nel porno. La stessa ipocrisia che a Melito Porto Salvo ha decretato che la ragazza tredicenne violentata da anni da un gruppo di uomini di famiglie potenti «se la fosse andata a cercare». E che è in qualche maniera collegata al numero crescente di femminicidi (l’ultimo 4 giorni fa a Parma) che si verificano nel nostro Paese. È come se si dovesse far pagare sempre di più alle donne la loro ricerca di autonomia e libertà. Lo si fa nei casi più estremi con la violenza, ma non solo. Sono ancora troppe le discriminazioni nei luoghi di lavoro, nella possibilità di carriera, nei luoghi dove si esercita potere (e la politica non è esente). Servono sicuramente norme sul cyberbullismo, serve educazione digitale innanzitutto per arginare l’hatespeech. C’è un problema di diritti e doveri delle persone nella relazione con l’uso del web. Ma sappiamo che per sconfiggere tutto questo occorre innanzitutto una battaglia (una delle più dure) culturale. Molta opera di formazione (siamo uno Una dura battaglia culturale per sconfiggere violenze e ipocrisia di Francesca Chiavacci presidente nazionale Arci arcireport settimanale a cura dell’Arci | anno XIV | n. 28 | 15 settembre 2016 | www.arci.it | report@arci.it dei pochi paesi occidentali in cui non esiste una minima forma di educazione sessuale nelle scuole). Sicuramente investimenti pubblici in servizi e strutture di accoglienza che diano sostegno e coraggio a tutte quelle donne che subiscono violenza e maltrattamenti, anche psicologici. Sappiamo anche che, per alcuni casi più eclatanti ed estremi come quello di Tiziana e della ragazza di Melito, ne esistono tantissimi altri che non emergeranno mai. E che occorre un’azione quotidiana, costante, duratura, che riesca a diffondere modelli di relazione diversi e paritari tra uomini e donne. Noi, l’Arci, non vogliamo sottrarci a questa sfida: sappiamo che istituzioni e società amiche delle donne sono società in cui tutti vivono meglio, e il terreno dei diritti è un nostro ambito privilegiato di intervento, questo forse uno dei più importanti. E ci prendiamo l’impegno di farne nei prossimi mesi una delle nostre azioni principali.

di Francesca Chiavacci presidente nazionale Arci.

“C’è una città come tante. Ricca, avida, opulenta, consumista.
C’è una città come tante. Mal governata.
C’è una città invasa da topi. Topi che non si nascondono, ma escono allo scoperto per mangiarsi tutto.
Il governo non può più far finta di niente e promette “una bella poltrona” nel palazzo granducale a chiunque riesca a liberare la città dalla piaga dei topi.”

Chi volesse partecipare come pubblico allo spettacolo “Topo dopo topo” regia di Lara Gallo e Francesca Ricci, per il giorno 20 dicembre 2023 alle ore 14.00 all’interno della Casa Circondariale di Livorno, dovrà inviare il proprio nome e cognome, luogo e data di nascita al seguente indirizzo mail

prenotazionicarcere@gmail.com

entro e non oltre il 5 dicembre 2023.

I nominativi saranno oggetto di controlli da parte dell’Amministrazione penitenziaria, pena la non possibilità di partecipazione allo spettacolo.

Lasciate ogni smartphone in macchina, oh Voi che entrate.

Condividi