Impegnarsi per la pace è sempre più necessario e urgente.

Spettacolo alla Casa Circondariale di Livorno

La prima se l’inventò Aldo Capitini, nel 1961, e fu subito un successo, se si pensa che fra i 20mila che marciarono per la pace da Perugia ad Assisi c’erano Italo Calvino, Renato Guttuso, Arturo Jeomolo, Ernesto Rossi e tanti altri intellettuali. L’idea, al fondatore italiano del movimento non violento, era venuta dopo che, nel ‘58, e poi tutti gli anni per molto tempo, una analoga iniziativa era stata presa dal filosofo Bertrand Russell, partenza da Aldermaston, per protestare contro il riarmo nucleare della Gran Bretagna. Quando il nuovo movimento pacifista italiano nato all’inizio degli anni ‘80 riacciuffò l’esperienza di Capitini, ormai scomparso da molti anni, il nostro rapporto con gli inglesi non solo si era ristabilito ma i due movimenti si erano addirittura unificati a livello europeo, inglobando anche quelli di tutti gli altri paesi, in quella grande cosa che fu l’END: l’European Nuclear Desarmement,«per una Europa senza missili dall’Atlantico agli Urali». A marciare attraverso le due simboliche città umbre furono dall’84 ragazze e ragazzi che la pace la declinavano in tutte le lingue. Erano gli anni in cui sul nostro continente erano tornati ad essere installati una selva di pershing, cruise e SS20 e la guerra fredda rischiava di diventare calda. Fu un tempo molto intenso in cui tutti, nello scambio che per la prima volta si sviluppava fra culture politiche così diverse, capimmo nuove cose. Innanzitutto che il pacifismo non era solo testimonianza morale, ma una proposta politica: non più il ricorso medioevale alle armi per affrontare i conflitti, ma il dialogo, perchè i patti – a differenza di quelli tradizionali militari – si debbono stringere con chi sta dall’altra parte, non con i propri simili. Per capire le reciproche ragioni, che è la sola base solida della pace. Questa bussola, e questo impegno, li abbiamo conservati, sia pur con alti e bassi, quando le guerre sono diventate calde e più tremende, sopratutto più difficili da capire: la Jugoslavia, l’Irak, l’Afganistan. E ogni volta la Perugia Assisi si è rinnovata cercando di indicare come sarebbe stato necessario affrontare quei conflitti, con l’azione politica e non con quella militare. Oggi le ragioni dell’impegno sono ancora più evidenti. E denunciare, spiegare, proporre anche più urgente. Ricordo quel che disse il nostro Tom tanti anni fa proprio a un convegno su Capitini: «La democrazia deve fondarsi su un movimento di cittadinanza attiva e farsi, così, autenticamente partecipativa. Partecipare alla nostra vecchia marcia è, in questo tempo difficile, in cui la guerra è in atto e la democrazia a rischio, il modo più efficace per far sentire le nostre ragioni, e comunicare con chi si sente smarrito». Ho scritto che la guerra è in atto, ma è vero che non ci colpisce – almeno ancora – direttamente. Sono altri quelli che quotidianamente la subiscono. Vorrei in proposito ricordare due frasi, una di papa Francesco: «Sarebbe bello che tutti provassero vergogna per quanto fanno gli umani». E una proprio di Capitini: «I pacifisti che marciano non sono passiva accettazione dei mali esistenti, ma attivi e in lotta».

“C’è una città come tante. Ricca, avida, opulenta, consumista.
C’è una città come tante. Mal governata.
C’è una città invasa da topi. Topi che non si nascondono, ma escono allo scoperto per mangiarsi tutto.
Il governo non può più far finta di niente e promette “una bella poltrona” nel palazzo granducale a chiunque riesca a liberare la città dalla piaga dei topi.”

Chi volesse partecipare come pubblico allo spettacolo “Topo dopo topo” regia di Lara Gallo e Francesca Ricci, per il giorno 20 dicembre 2023 alle ore 14.00 all’interno della Casa Circondariale di Livorno, dovrà inviare il proprio nome e cognome, luogo e data di nascita al seguente indirizzo mail

prenotazionicarcere@gmail.com

entro e non oltre il 5 dicembre 2023.

I nominativi saranno oggetto di controlli da parte dell’Amministrazione penitenziaria, pena la non possibilità di partecipazione allo spettacolo.

Lasciate ogni smartphone in macchina, oh Voi che entrate.

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