N°31 Scelte politiche e stili di vita marciano insieme

Sarà proprio vero che l’unica strada per uscire dalla crisi sia inseguire la crescita del Pil a costo di sacrificare diritti e libertà democratiche? E può bastare il Pil a misurare il benessere sociale? Può davvero crescere l’economia se mortifica il lavoro e distrugge le risorse di cui si nutre? Dubbi che neppure sfiorano i governi europei, decisi a riproporre come via obbligata un modello economico e sociale che sta mostrando il suo fallimento. Domande che si pongono invece le centinaia di persone che hanno partecipato alla Confe­renza mondiale sulla decrescita, la sostenibilità economica e l’equità sociale: giovani e no, esperti, attivisti, cittadini comuni. Un grande laboratorio di idee e proposte sulle possibili alternative, ignorato dai media e dai decisori politici ma capace di diffondere il tarlo del dubbio, seminare pensiero critico, orientare al­l’azio­ne un movimento sempre più ampio. Un cantiere in cui convivono punti di vista, culture e pratiche differenti, l’altraeconomia e il movimento della decrescita, il terzo settore e l’altermondialismo. Consapevoli delle proprie differenze ma concordi sull’urgenza di un radicale cambio di paradigma. Non per contrapporre al dogma della crescita un’altra ideologia, ma per smontare l’inganno delle parole, costruire la visione e provare a praticare la transizione verso un nuovo modello economico e sociale. Tutti possiamo capire che non c’è futuro per nessuno senza una più equa distribuzione delle risorse fra tutti, che un’economia compati­bile coi limiti del pianeta ci impone di produrre e consumare di meno, e che questo non si­gnifica tornare all’età della pietra. Si può produrre valore economico in modo utile e sostenibile per gli umani e il pianeta. Scegliere cosa, come e per chi produrre; anteporre ai consumi materiali i beni pubblici e relazionali; avvicinare produttori e consumatori, risparmiare energia e usare fonti rinnovabili. Cambiamenti possibili a partire dai territori: le risorse e le culture locali, l’impegno di imprese, organizzazioni sociali e istituzioni locali come volano di un altro sviluppo. Perché in crisi non è solo un modello economico ma un’idea di società. Abbiamo bisogno di ridare senso al nostro essere comunità per immaginare un altro modo di vivere, produrre, consumare. Grandi temi che ci interrogano tutti e reclamano con urgenza nuove politiche ma anche nuovi stili di vita. Scelte individuali e azione collettiva devono camminare insieme, è la sfida del futuro.