N°33 Prima vittoria dei No Muos: la magistratura ferma i lavori

Un anno fa per i superguerrieri del XXI secolo sembrava cosa fatta. Dopo qualche patimento, avevano strappato dal governatore di Sicilia, Raffaele Lombardo, le autorizzazioni per innalzare nel cuore della riserva naturale di Niscemi (Cl) tre maxi-parabole del famigerato MUOS, il nuovo sistema di telecomunicazione satellitare, per trasmettere ai cinque continenti gli ordini delle guerre globali. Così i militari della Marina Usa avevano affidato i lavori ad una associazione d’imprese con sede a Vicenza. Ammini­stratori, partiti, sindacati, la gente comune, avevano allargato le braccia. «Non c’è più nulla da fare. Onnipotente la triplice alleanza di Obama, La Russa e del Governo trasversale dell’Isola!». Un centinaio di giovani ribelli avevano passato però intere notti in bianco della scorsa fine estate per coltivare la Speranza e l’Utopia. E dare un’ultima chance alla pace. Prima il porta a porta in città, poi i sit-in di fronte l’immensa base militare che ha desertificato una delle aree più importanti per la sosta degli uccelli migratori. Infine lo sciopero della procreazione: 50 coppie di fidanzati che di fronte al pericolo di generare piccoli mostri per effetto dei bombardamenti elettromagnetici, annunciano la diserzione dal matrimonio. Una provocazione-choc che cattura l’attenzione mediatica e di altre migliaia di siciliani che chiedono di capire cosa stia accadendo a Niscemi. In pochi mesi sorgeranno comitati No MUOS ovunque: dibattiti, banchetti, petizioni on line, poi i concerti-azione, i flash mob, il teatro dell’oppresso e i cortei, tanti cortei. Quelli delle befane, il 6 gennaio, per portare il carbone agli americani, quelli per visitare le querce ultrasecolari e le colline stuprate dalle ruspe delle aziende pro-MUOS, finanche la carovana antimafia e una contro la militarizzazione. I primi momenti con poco meno di un centinaio di persone. Poi un po’ di più, infine l’esplosione sabato 6 ottobre, 5.000 persone con bandiere e striscioni multicolori, i tamburi, le casseruole e i fischietti, una festa di popolo come non se ne vedeva da decenni. «I volti e le espressioni di questi ragazzi sono identici a quelli delle loro madri e dei loro padri quando trent’anni fa a Comiso ci battevamo contro l’installazione dei missili nucleari Cruise», ricorda Gino Sturniolo, leader storico dei No Ponte di Messina. Solo che Niscemi non è Comiso, il movimento di quegli anni era fortissimo in tutta Italia e in Europa e c’era l’ingenuità diffusa che la guerra non appartenesse più alla storia. Un’innocenza poi perduta con le guerre nei Balcani, l’Iraq, l’Afghanistan, lo scorso anno in Libia. Domani la Siria, forse l’Iran. La rabbia e la voglia di contare sono però le stesse di allora. E i piccoli David di Niscemi con i loro amici di Modica, Ragusa, Enna, Piazza Armerina, Vittoria, Catania, Palermo, ecc., hanno messo tre volte in ginocchio i signori della guerra. Una ventina di giorni fa hanno violato in piena notte la zona rossa, il confine invisibile che divide il territorio sotto sovranità nazionale da quello ‘di proprietà ed uso esclusivo della Marina Usa’. Poi hanno costretto un organo d’inchiesta del Senato a notificare la richiesta di moratoria dell’installazione dell’EcoMUOStro per non pregiudicare la salute delle popolazioni. Infine, a qualche ora dalla grande marcia del 6 ottobre, i No MUOS hanno ottenuto quello che richiedevano da mesi: il sequestro dei cantieri da parte dell’autorità giudiziaria con conseguente stop dei lavori per la palese violazione delle normative di tutela ambientale e gli irreparabili danni recati al patrimonio naturale. «Insieme alle associazioni ambientaliste e ad alcune amministrazioni comunali abbiamo denunciato, filmato e documentato gli scempi commessi dalle imprese aggiudicatarie dei lavori», spiega Sandro Rinnone del comitato No Muos di Niscemi. «Abbiamo pure fortemente contestato le modalità con cui la Regione ha autorizzato l’esecuzione di opere formalmente vietate dai decreti istitutivi della Riserva naturale orientata ‘Sughereta’. Ma in quei cantieri sono state violate pure le normative antimafia, consentendo a una impresa locale di effettuare gli sbancamenti e la costruzione delle piattaforme del MUOS no­nostante fosse stata privata del certificato antimafia». «Dopo l’intervento dell’autorità giudiziaria e lo straordinario successo della manifestazione di sabato – prosegue Rinnone – il Governo deve assumersi le proprie responsabilità revocando le autorizzazioni all’installazione e imponendo alle forze armate statunitensi lo smantellamento delle strutture già esistenti, restituendo l’area alla popolazione per fini di pace. Se ciò non dovesse avvenire, il Movimento No MUOS darà vita ad una campagna nazionale di disobbedienza civile affinché siano ripristinati i principi di sovranità nazionale e del diritto a un futuro libero dalle guerre».