Tagli al sociale: alcune riflessioni da parte dell’Arci

L’Assessore Dhimgjini si arrampica sugli specchi. Non c’è stata alcuna riorganizzazione dei servizi, solo una mannaia impietosa e sbrigativa, colpi dati a caso, molto spesso senza conoscere neanche quali fossero le prerogative del servizio svolto. Meno 30% a tutti, più o meno è questa l’entità dei tagli. Ma anche servizi completamente e definitivamente chiusi.

Il motivo è quello di reperire risorse per i contributi agli indigenti ex- social card.
E la verità più brutale viene nascosta e cioè che per ridare ai poveri quello che l’Amministrazione stessa aveva tagliato, si è tolto a quelli che erano ancora più poveri come gli utenti della mensa della Caritas, come gli ospiti nei centri di accoglienza per senza fissa dimora, i cittadini immigrati, i giovani che vedono ridotta la quota e la qualità di servizi a loro rivolti.
Il costo sociale di questa operazione è altissimo; ad oggi, dalle informazioni in nostro possesso, si parla di 5 licenziamenti e della riduzione drastica di almeno 25 contratti di lavoro.
Ma per lavoratori, per questi nuovi poveri non c’è stato molto rispetto; solo una settimana di preavviso.
Non solo , anche facendo due conti così , alla mano , e portando anche noi numeri e non parole, l’esborso per le social card ammontava a circa € 428.000 per l’anno 2014( e sappiamo di quel che parliamo , visto che ne gestivamo l’erogazione ) , con i soldi , come dice l’assessore “risparmiati” è stata realizzata una copertura che arriva appena al 50%.
Non c’e stata alcuna reinternalizzazione, solo taglio netto o riduzione della qualità dei servizi presenti.
L’unico servizio per cui la reinternalizzazione è possibile e vera è quello relativo alle social card, ma vale la pena di spenderci due parole:
intanto il costo annuo della gestione del servizio era di soli 12.500€, una vera miseria rispetto alla mole di lavoro che esso comportava; esistevano dei costi di commissioni per la gestione delle operazioni bancarie (emissione carte, ricariche ecc…) è vero.
Ma è anche vero che il lavoro fatto aveva lo scopo di monitorare la modalità della spesa da parte degli utenti, per dirla in soldoni, per controllare che il contributo del Comune venisse realmente speso per beni di prima necessità in modo da verificare e garantire in modo trasparente che i beneficiari fossero davvero i più bisognosi; in caso di spese non idonee, non destinate a beni di prima necessità (pagamento di utenze, generi alimentari, vestiario ecc…) il contributo è stato spesso revocato.
Da domani questo non sarà più possibile, il Comune perderà questo ruolo di educazione ad un uso responsabile del denaro e torneremo al contributo in contanti cioè torneremo indietro.
Ma forse all’Assessore questo non interessa, contano i numeri, come nell’algebra: più con meno si annullano non è vero?
A pensarci bene è molto strano che solo un mese fa sia stato annunciato l’azzeramento totale delle social card e che solo dopo trenta giorni (compresa la pausa natalizia) si sia trovata la brillante soluzione: andare a ridimensionare fortemente ed a mettere in discussione il ruolo delle Associazioni del Terzo Settore da sempre impegnate nella gestione di Servizi.
Del resto sarebbe risultato meschino ed ingrato andare a colpire direttamente Associazioni non patrimoniali che negli anni hanno svolto un eccellente lavoro a dei costi assolutamente congrui e sostenibili, con affidamenti cristallini e con un elevatissimo ritorno in termini di qualità dei servizi.
Invece l’annunciato taglio delle Card ha costituito un ottimo abili, ha dato un motivo nobile per operare in questo modo, per non avere pietà, per non andare troppo per il sottile.
E allora chi sa far bene i conti fa bene a dire che i colossi dell’Associazionismo livornese traballano, evidentemente è proprio questo il disegno: sostituire un sistema con un altro.
Ma noi non siamo così ingenui…e non ce ne vogliate se si respira un po’ un’aria da “regolamento di conti”, da far piazza pulita del vecchio per lasciar spazio al nuovo.
Se così non è ci spieghi l’Assessore, qual’è la coerenza nell’affermare la volontà di reinternalizzare i servizi da una parte e dall’altra quella di voler creare una nuova rete sociale ed aprire il Terzo settore ad altri soggetti.
Legittimo, una nuova giunta ha diritto di governare a proprio modo ma vorremmo essere giudicati per il lavoro svolto in questi anni e non semplicemente sulla base di preconcetti; ci sembra stupido e non lungimirante buttare via il bambino con l’acqua sporca.
E soprattutto in questa città è sempre esistito un sistema di regole e di trasparenza nell’ affidamento dei servizi sociali che esigiamo che sia mantenuto e garantito.
Ci auguriamo che per i nuovi progetti come l’Emporio Solidale, di cui parla l’Assessore, l’Amministrazione predisponga un regolare Bando di Gara, aperto e trasparente e che consenta, come è sempre stato per tutte le Gare, una ampia partecipazione.
Vigileremo molto su questo; barcollando sì, ma forti di quello che siamo sempre stati per questa città e che continuiamo ad essere.