Il cinema di una volta: espressionismo sul Vesuvio

Di Roberto D’Avascio,presidente Arci Movie.

Il cinema come si faceva una volta, il cinema delle origini, quello muto con accompagnamento musicale dal vivo, a volte ritorna e sorprende il pubblico. L’arena estiva Cinema intorno al Vesuvio, l’unica arena della provincia napoletana che al momento ha aperto quest’anno e che Arci Movie sostiene da ventidue anni di intensa attività di promozione del cinema, ha presentato lo scorso 6 luglio un evento molto particolare e suggestivo, che ha messo in comunicazione trecento spettatori con una modalità antica di fare spettacolo attraverso il cinema, lo scorrere continuo di una ‘pellicola’ del cinema muto con una sonorizzazione dal vivo di un bravo e coraggioso gruppo musicale. La serata è stata dedicata al concerto dell’ensemble Dissonanzen, un gruppo di importanti musicisti napoletani, che ha presentato una originale sonorizzazione dal vivo del film Il Gabinetto del dottor Caligari, il capolavoro dell’espressionismo tedesco, diretto da Robert Wiene, grazie all’intervento dell’attore Enzo Salomone, che ha dato voce alla traduzione italiana delle didascalie originali del film. La serata, a ingresso gratuito, è stata una vera e propria festa di cinema e musica con note e immagini che hanno interagito tra di loro con grande forza. L’ensemble è partita da alcuni temi musicali, che ha sviluppato attraverso l’improvvisazione, andando a caratterizzare i vari personaggi del film. Nell’organico che l’ensemble ha utilizzato per Caligari è stata molto forte la presenza dei suoni campionati e dell’elettronica curata da Francesco d’Errico e Ciro Longobardi, con la presenza dei due fiati, la tromba di Marco Sannini e i flauti di Tommaso Rossi, e la chitarra elettrica di Marco Cappelli. Le musiche dell’ensemble Dissonanzen hanno esaltato il clima fortemente visionario, che attraversa tutta la pellicola del 1920, peraltro profetico di quelli che saranno, di lì a poco, le tragedie del nazismo e della seconda guerra mondiale. Il dottor Caligari custodisce in una cassa un uomo-automa, Cesare, di cui è in grado di controllare la volontà. Mentre lo strano dottore circola con palandrana e bastone per una piccola cittadina del primo Ottocento alla ricerca del permesso di esibire la propria rarità in una fiera, l’automa viene utilizzato per fini delittuosi e personali. Il film, vero manifesto dell’espressionismo, fu la profezia del nazismo. Fu la denuncia dell’autoritarismo prussiano che riduceva gli uomini ad automi, fu la rivoluzione del cinema. Wiene aveva realizzato il film in appena tre settimane ed il successo della prima fu straordinario. Restò celebre lo slogan voluto da Erich Pommer – il produttore – «du musst Caligari werden» (tu diventerai Caligari). L’opera tende ad assumere l’intento profetico del prossimo avvento del nazismo come sarà testimoniato dall’ormai celebre affermazione di Siegfried Kracauer che vide in Caligari «l’origine di una corrente che portò da Caligari ad Hitler attraverso un corteo di mostri e tiranni». In effetti il film fu proibito dal regime e i protagonisti del successo furono costretti ad emigrare negli Stati Uniti d’America. Lo sceneggiatore del film Carl Mayer, il vero artefice del successo del film, aveva tratto la vicenda da un poeta praghese di nome Hans Janowitz, e entrambi avevano vissuto al fronte l’olocausto bellico. Nonostante tutto il messaggio ribellistico del film sia parzialmente ridimensionato dal finale semi-onirico, l’opera conserva comunque la forza esplosiva di una pietra miliare della cinematografia. La cosa più interessante della serata è stata la grande attenzione che il pubblico ha rivolto alla proiezione. Il cinema come si faceva una volta può avere ancora un senso rispetto alla curiosità di un pubblico che ha lungamente applaudito i musicisti.