Intervista a Elena Gastaldello, neo eletta presidente Arci Padova

Come e quando hai incontrato l’Arci per la prima volta? Come socia mi sono avvicinata all’Arci durante i primi anni di università, frequentavo la facoltà di Filologia e letteratura moderna e, durante il corso di scrittura creativa, il professore ci portò al circolo Banale per una lezione sulla scrittura comica, tra gli altri c’era anche Natalino Balasso. Per il resto il mio è stato un percorso anomalo rispetto alla maggior parte dei dirigenti Arci: non vengo né dalla militanza politica né da un circolo. Sono arrivata al comitato di Padova nel luglio 2012 per seguire il progetto Premio Impatto Zero, e da quel momento ho cominciato a lavorare per il comitato a tempo pieno, seguendo soprattutto l’attività progettuale, anche nella gestione di altre iniziative come Si(E)nergie o Ambientazioni. Per te, l’Arci è… Per me Arci è stata un’opportunità, mi ha permesso di crescere e di imparare un mestiere che neanche sapevo esistesse. Un’opportunità che si rinnova quotidianamente, viste le sfide che dobbiamo affrontare ogni giorno. Arci Padova, con 38 circoli e oltre 20mila iscritti, è il comitato veneto più grande: quali sono le principali difficoltà che vive al giorno d’oggi? Le difficoltà sono legate soprattutto al riuscire a dare risposte adeguate alle richieste dei circoli: proprio per la grandezza del comitato e, di conseguenza, per la varietà dei circoli che ne fanno parte, il grande circolo giovanile non ha chiaramente le stesse esigenze di una piccola associazione che si occupa di corsistica. L’equilibrio del comitato si regge sulla capacità di riuscire a venire incontro alle esigenze di tutti, e in questo cerchiamo di fare del nostro meglio. Non sempre è facile perché l’attuale situazione economica che investe in particolare gli enti locali (in particolare nel nostro caso Comune e Regione) rende il lavoro di fundraising sempre più impegnativo. Quali saranno le priorità di intervento del tuo mandato sul territorio? Continuerò a svolgere il mio lavoro come ho fatto finora, cercando di reperire fondi attraverso la partecipazione a bandi che consentano di ammortizzare le spese di struttura del comitato (sede e personale) e di aiutare i circoli sia con contributi per le attività sia invitandoli a sperimentare attività nuove. In qualità di presidente di comitato, cosa chiedi all’Arci nazionale? Chiedo di osare un po’ di più e di svecchiare l’approccio al mondo esterno. I tempi sono cambiati, non possiamo continuare a basarci su logiche che potevano funzionare vent’anni fa. Credo che per sopravvivere questa associazione dovrebbe trovare il coraggio di affrancarsi dalla politica, che ha dimostrato di non essere più funzionale alle nostre esigenze, e lavorare sullo sviluppo di un’associazione maggiormente votata alla cultura e al sociale. Nei comitati si possono trovare professionalità e competenze che riescono a lavorare bene in molti ambiti (comunicazione, grafica, progettazione…) ma a mio avviso queste non vengono sfruttate come potrebbero.