Brutto pomeriggio per le coppie di fatto

Questa breve nota serve ad esprimere una notevole delusione per come, qualche pomeriggio fa, sia andato nel Consiglio Comunale di Livorno il dibattito sull’istituzione dell’albo sulle coppie di fatto. Come forse noto a una parte dei lettori, le vicissitudini politiche locali hanno portato due forze della stessa maggioranza che governa la nostra città a presentarsi in Consiglio con due diverse mozioni: quella di Sinistra e Libertà, proposta dal consigliere Giannini, proponeva l’immediata istituzione dell’albo, quella del Partito Democratico proponeva invece di dare la precedenza a un’indagine conoscitiva sulla condizione delle coppie di fatto nella nostra città, individuare strumenti amministrativi in grado di apportare effettivi benefici per la vita delle stesse copie fatto e poi eventualmente istituire questo albo. Alla fine del dibattito Sinistra e Libertà ha votato la sua mozione e il Partito Democratico ha votato la sua.

E’ evidente come il problema vero non sia quello di istituire l’albo ora oppure a giugno, quanto quello di non essere riusciti a dare un segnale chiaro e congiunto su un tema delicato e di grande importanza come questo, che molti cittadini sentono di forte interesse in quanto connesso con la propria esistenza quotidiana.

Ha probabilmente pesato sul dibattito il fatto di svolgersi in periodo elettorale, condizione che ha forse indotto diversi consiglieri della maggioranza a optare per una posizione che nei fatti appare un po’ attendista, pur essendo scontato che prendere posizioni nette su tematiche come queste scontenta comunque una parte del potenziale elettorato di riferimento; avrebbe allora giovato, nel caso che questo elemento abbia effettivamente pesato sul dibattito, una più accorta politica di gestione dell’agenda e della mediazione interna.

A nostro avviso questa situazione deve essere ora recuperata.

E’ necessario lavorare da subito perché l’amministrazione locale possa arrivare il più presto possibile a dare segnali concreti della sua volontà di tutelare i diritti delle persone che non vogliono o non possono unirsi in matrimonio, agendo, per quanto naturalmente le compete e per quanto naturalmente può fare, in modo da proporre in ambito locale alternative al modello legislativo nazionale del nostro paese, uno dei più retrogradi di tutta l’Europa occidentale.

Federico Bernini