“Sull’uso smodato dei nuovi media”. Il centro-sinistra in mezzo alla rete

Ho letto alcuni giorni fa su un quotidiano locale (Il Tirreno, 26/02/2010, p.10) una sorta di riflessione collettiva di vari esponenti di rilievo del PD toscano su una serie di tematiche di interesse generale, pubblicata sotto forma di risposte a sollecitazioni proposte dal giornalista. Tra risposte spazianti dal conflitto di interessi alla globalizzazione, sono rimasto particolarmente colpito da quelle fornite sul ruolo attribuito nella nostra società ai nuovi media, e in particolare dalle parole del Sindaco di Livorno Alessandro Cosimi, che su questo punto afferma come “tutti stiano usando in maniera smodata internet, facebook, le web-tv” e come “questi nuovi mezzi di comunicazione rischino di indurre ad un orizzonte politico molto corto”.

E’ evidente come queste parole siano parte una riflessione più articolata, ridotta in poche righe per esigenze editoriali, tuttavia mi hanno lasciato perplesso.

Personalmente provengo da una cultura portatrice di una passione per le modalità di comunicazione tipiche dei media che oggi vengono definiti tradizionali, quali la carta stampata, l’audiovisivo e ancor più il teatro, basato inderogabilmente sull’incontro, lo scambio e il contatto fisico tra le persone, ma ritengo che i nostri tempi, attraverso le possibilità indotte dalle nuove tecnologie, abbiano determinato lo sviluppo di processi irreversibili, che hanno necessariamente messo in crisi lo status e in parte anche il potere dei “vecchi” media. E sono in particolare proprio le modalità di utilizzo della rete, e più recentemente degli strumenti di relazione telematica paritaria comunemente definiti social network, ad aver sensibilmente trasformato lo scenario.

Si tratta di processi che non possono essere totalmente controllati dalla sfera politica, e io dico anche fortunatamente, e che nello stesso tempo non risultano del tutto esenti dalle ormai canoniche leggi di mercificazione globale dell’immaginario; tuttavia sono processi in corso, e nessuno potrà invertirne la rotta e farli regredire.

E’ per questo che, come cittadino e operatore culturale, credo che sia fondamentale stare dentro a questi processi, anche senza la pretesa o la possibilità di riuscire del tutto a governarli.

In un’epoca in cui si tenta di far coincidere l’idea di partecipazione con l’abitudine al televoto, bisogna semmai contribuire a far sì che la rete non diventi esclusivamente il luogo del trionfo virtuale di quella banalità che molto spesso è alla base della nostra comunicazione quotidiana, e nello stesso tempo sostenere l’idea che praticare l’antifascismo, o tanti altri valori come questo, che lo stesso Sindaco riconosce come fondante nel suo intervento, non significa semplicemente aderire con un click di mouse a un gruppo di Facebook.

E’ poi ancor più evidente come la rete abbia assunto un ruolo decisivo rispetto alla possibilità di immettervi e scambiarvi informazioni e riflessioni che per i più svariati motivi non trovano adeguato spazio sui media tradizionali, incrementando così il pluralismo e anche l’attrattività dei canali informativi.

E’ ovvio, la rete è anche il più enorme e illimitato contenitore di spazzatura culturale; eppure è inevitabile che in futuro più in essa che nelle sezioni di partito si sviluppino movimenti di opinione in grado di influenzare la nostra sfera politica e civile, e magari anche di decidere chi vincerà e chi perderà le elezioni, specie nelle dimensioni locali, dove meno decisivi sono i bombardamenti televisivi.

E’ per questo che, in un contesto in cui la qualità della comunicazione dei media tradizionali è sempre più pervasa dall’onnipresenza della cultura berlusconiana, diventa fondamentale, per tutti coloro che hanno una cultura diversa da proporre, utilizzare i nuovi media, promuoverne l’uso ed educare ad un uso consapevole e costruttivo degli stessi. I nuovi media, così come quelli vecchi, sono in primo luogo piattaforme vuote: la sfida di una sinistra democratica è moderna non è quella di rimuoverle ma piuttosto quella di saperli utilizzare.

Si tratta in particolare di importare sui nuovi media contenuti intelligenti, di parte e non neutrali, e contemporaneamente di diventare sempre più capaci di usare quelli tradizionali, cercando in questo caso di trasportarvi all’interno dialettica e anche conflittualità ove necessario.

Naturalmente non rimprovererò mai nessuno di non avere un profilo Facebook, poichè mi sembrerebbe quanto meno adolescenziale, però rimprovero al più grande partito della nostra città di avere un sito internet, non troppo frequentemente aggiornato, che svolge esclusivamente una funzione di servizio e non quella che dovrebbe invece essere a mio avviso un’altra sua funzione essenziale: proiettarsi all’esterno e ospitare continuamente punti di vista e vero dibattito attorno a molte questioni che magari non sono strettamente connesse all’agenda amministrativa locale, ma che risultano centrali per la vita culturale del nostro paese.

Le occasioni reali di incontro fortunatamente continueranno sempre ad esistere, o almeno lo spero, ma è evidente che è tutta mediatica la battaglia su cui si sta giocando il destino culturale del nostro paese.

In tempi come questi essere media è forse l’unica possibilità che abbiamo per non uniformarsi del tutto a quello che in buona parte sembra ormai essere un destino scontato.