Quei beni sono 'cosa nostra'

La mafia è un male profondo dell’Italia, una tragedia che opprime la vita delle persone e di intere comunità, un parassita che succhia risorse e speranza di futuro al Paese. Su un problema così serio non c’è niente da ridere. Metterla in burla come fa il Presidente Berlusconi è irresponsabile, offensivo nei confronti delle vittime, indegno da parte di chi riveste responsabilità di Governo.
Ma c’è di più: l’indagine riaperta dopo le dichiarazioni dei pentiti sulle stragi degli anni ’90 ripropone storici interrogativi sui rapporti fra mafia e politica e getta ombre inquietanti sullo stesso premier. Il quale, anziché lasciare che sia la giustizia a chiarire la sua estraneità, cerca di impedirne il corso: i suoi giornali inventano notizie al solo scopo di farle smentire e consentire a lui di urlare al complotto, sollevando un polverone che serve solo a denigrare i magistrati e screditare i pentiti. è la guerra privata di un uomo ormai ossessionato dal bisogno di sfuggire alla giustizia e incapace di mostrare il minimo senso dello Stato. Che si spinge fino a minacciare chi osa parlare o scrivere di mafia aiutando le persone a capirla e contrastarla. Di mafia non si parla: silenzio e omertà, appunto, nel più puro stile mafioso.
Parole inaudite ma purtroppo coerenti con la recente scelta del Governo di liquidare l’uso sociale dei beni confiscati mettendoli all’asta: un autentico regalo alle cosche che già oggi fanno di tutto per eludere i controlli e potranno agevolmente ricomprarsi quei beni, un colpo mortale alla legalità. Per combattere le mafie servono politiche sociali, lavoro, progetti educativi, svegliare le coscienze, smascherare le connivenze, rompere l’isolamento delle vittime. Se le confische colpiscono la mafia nei suoi interessi economici, l’uso sociale di quei ben ha il valore di restituire il mal tolto alla collettività: palazzi e terreni sono davvero ‘cosa nostra’, volano di sviluppo economico, opportunità di lavoro, occasione di crescita sociale e culturale delle comunità, simboli e strumenti concreti di resistenza civile e di riscatto.

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