Garante dei Detenuti. La risposta di Arci Livorno

Interveniamo volutamente a una certa distanza dal momento in cui si è scatenato sui media locali la polemica sulla nomina del Garante dei Detenuti da parte del Sindaco di Livorno per evidenziare l’assoluta strumentalità che muove gli individui e la parte politica che tale polemica ha originato.
E’ spiacevole assistere agli sforzi di opportunismo politico messi in atto dal consigliere comunale Andrea Romiti, che dimostrando una scarsa familiarità con la realtà del carcere livornese e senza mai essersi occupato direttamente delle problematiche che lo attraversano, ritiene oggi di potersi esprimere pubblicamente, e reiteratamente, su quale possa essere il più valido e competente Garante dei Detenuti per la nostra città.
Piuttosto che perdere tempo per guadagnarsi sprazzi di visibilità personale sui media locali alimentando questa strumentale polemica, sarebbe forse più istruttivo per il consigliere Romiti impegnarsi per conoscere a fondo la situazione complessiva del mondo carcerario, e in particolare quella della Casa Circondariale di Livorno, in primo luogo per comprendere quali sono le Associazioni e le persone che negli ultimi anni vi hanno costantemente operato all’interno, in un rapporto di collaborazione e di reciproco rispetto con la Direzione, con la Polizia Penitenziaria e i con i detenuti, per migliorarne complessivamente le condizioni e la qualità della vita.
Sarebbe del resto utile per tutti sapere quanti tra coloro che oggi si schierano contro la nomina di Marco Solimano a Garante dei Detenuti si siano occupati di carcere in questi anni; quanti tra loro abbiano mai interloquito con chi il carcere lo abita e con chi ci lavora; quanti tra loro siano in grado di porsi oltre la grossolana convinzione che i detenuti siano semplicemente “spacciatori, stupratori e assassini”, come scrivono gli amici di Romano sul gruppo Facebook da lui appositamente fondato.
Invece di adoperarsi per l’effettivo miglioramento della grave situazione di difficoltà che da alcuni anni segna il nostro carcere cittadino, nonché le vite dei detenuti e del personale che vi opera, Romiti e i suoi sostenitori si spendono per rinvangare un dibattito ormai datato, superato dalla realtà, nonché dall’evoluzione delle persone e di un intero paese. Non vi è solo un forte atteggiamento pregiudiziale, tanto più grave perché a incarnarlo è un consigliere come Romiti che svolge anche il ruolo di operatore della forza pubblica, ma il completo tradimento del principio di riabilitazione della pena, che vige all’interno della nostra Costituzione, e dell’assunto per cui un cittadino che ha completamente pagato il suo debito con lo stato abbia gli stessi diritti di tutti gli altri, a maggior ragione se protagonista di un percorso pubblico il cui valore viene diffusamente riconosciuto e valorizzato.
Infine vorremmo ricordare ad Andrea Romiti e ai suoi amici che, protetti da una rete telematica in cui basta poco coraggio per esprimere le proprie reali opinioni, l’Arci non è “un ammasso di gentaglia” e “un associazione di relitti umani”, come loro scrivono, una Associazione che ha fatto la storia del nostro paese e che ad oggi conta in Italia più di 1.100.000 soci, impegnati in moltissimi progetti e iniziative di alto valore civile, sociale e culturale, e di grande beneficio per l’intera collettività. Infine Arci Livorno è a sua volta una Associazione basata su organi direttivi quali il Consiglio Direttivo e il Presidente, democraticamente eletti in un Congresso, e su oltre 7.000 soci cittadini, che valutano consapevolmente la qualità, la capacità e la competenza delle persone chiamate a rappresentarli.

La Segreteria di Arci Livorno