Quando un mezzo di comunicazione scompare. La nostra solidarietà ai lavoratori del “Corriere di Livorno”

Ieri l’Ansa ha lanciato la seguente notizia: “Finisce l’era del bomber editore. Il quotidiano ‘Corriere di Livorno’, fondato nel settembre del 2007 da Cristiano Lucarelli, stamani non e’ uscito e la cooperativa Adriano Sisto editore, che ha in gestione la testata, e’ da ieri in liquidazione. Lo si apprende da fonti ben informate. Lucarelli in questi anni ha sostenuto l’iniziativa, investendo oltre 2 milioni. In corso trattative per mantenere in vita l’esperienza e salvare il lavoro a 11 giornalisti e 5 poligrafici”. E da ieri il “Corriere di Livorno” non è più in edicola.

Quando un mezzo di comunicazione scompare, provoca sempre una perdita in un territorio. Viene meno un canale di informazione, e la sua mancanza risulta ancora più significativa se esso è uno dei media tradizionali, i quotidiani cartacei, che per gran parte della popolazione continuano a rappresentare il principale strumento di conoscenza di notizie ed eventi legati alla dimensione cittadina e locale.

Quando un mezzo di comunicazione scompare, c’è sempre qualcuno che lotta per continuare ad esistere: sono le persone che con il loro lavoro e la loro passione hanno permesso l’esistenza di quel mezzo giorno dopo giorno.

Buona parte di essi li abbiamo conosciuti e li conosciamo personalmente. Hanno sempre mostrato grande disponibilità e attenzione verso le iniziative che gli abbiamo chiesto di promuovere e di raccontare. 

Nella maggior parte dei casi si tratta di ragazzi animati da una vocazione che, nonostante i tempi cupi che il nostro paese attraversa sul piano dell’accesso al mercato del lavoro anche nel settore dell’informazione e dell’editoria, li ha spinti a cercare la propria strada nella scrittura giornalistica, intesa come strumento al servizio della collettività ma anche come elemento di sviluppo culturale.

Così come spinti da una grande passione sono in Italia le migliaia di ragazzi che continuamente intraprendono nei quotidiani locali una gavetta destinata a non finire mai, magari lavorando per anni in una dimensione di semi-volontariato per potersi permettere un giorno un tesserino da pubblicista.

Le trattative sono in corso, e forse una soluzione per permettere il proseguimento del progetto editoriale si troverà.

Ma intanto a tutti i lavoratori del “Corriere di Livorno”, va la nostra sincera e sentita solidarietà, nella speranza che, se per la testata dovesse davvero arrivare il momento della fine, per loro possa invece essere il momento di un nuovo inizio.