6 settembre, sciopero generale

La manovra economica attualmente in corso di esame nelle sedi parlamentari rischia di determinare un ulteriore aggravarsi della qualità della vita della maggior parte dei cittadini italiani, poiché rappresenta un provvedimento che in sostanza non colpisce le grandi rendite, i grandi interessi e le grandi ricchezze ed appesantisce la condizione delle fasce più vulnerabili, il cui potere di acquisto e di consumo negli ultimi dieci anni si è già drasticamente ridotto. Se l’impianto generale della manovra finanziaria è apparso socialmente iniquo sin dall’inizio, anche gli ultimi sviluppi ne hanno confermato l’impostazione di fondo, prefigurando la “cancellazione” delle festività civili e laiche del nostro paese, colpendo ulteriormente il sistema pensionistico, limitando la portata del “contributo di solidarietà” proposto per la fascia più ricca dei cittadini, imponendo tagli brutali nei bilanci delle Amministrazioni locali. Ma ciò che complessivamente più pesa è la disattenzione e il disinteresse della nostra classe di governo per il futuro del nostro paese e per coloro che lo abitano, tali da lasciar pensare che ciò che tale classe di governo principalmente insegue è la preservazione della propria esistenza e del proprio mondo anche sull’orlo del baratro sociale. Per le giovani generazioni del nostro paese, imprigionate nel sistema dei mutui e della precarietà totale, si è progressivamente disintegrata la prospettiva di un futuro stabile e di un tenore di vita analogo a quello dei propri genitori. Le politiche governative in atto non hanno caratteristiche tali per invertire questa tendenza alla disgregazione sociale e invece di combattere efficacemente la crisi che attanaglia il nostro paese rischiano di spingerlo su una strada senza ritorno, al termine della quale non sarà più possibile dare risposte a un vasto insieme di individui che non avranno più a disposizione neppure soluzioni individuali per i loro bisogni e per le loro aspettative. Noi non ci rassegniamo a smettere di credere in un Italia migliore, dove bambini, giovani, adulti, famiglie e anziani possano vivere più serenamente, senza rimpiangere di non essere nati e vissuti altrove, e dove tutti i lavoratori, così come coloro che il lavoro lo hanno perduto o non lo trovano, possano confidare in un’esistenza dignitosa. Per questo Arci Livorno aderisce allo sciopero nazionale promosso dalla CGIL per martedì 6 settembre e sostiene una mobilitazione che non si dovrà fermare neppure dopo l’approvazione della manovra, perché in gioco c’è il futuro a a breve e lungo termine del paese.