Spese militari: l’Italia si conferma al decimo posto nel mondo

Nonostante la crisi e la recessione globale, le spese militari nel mondo continuano a crescere: nel 2010, secondo quanto registrato dal Sipri, l’Istituto Internazionale di Ricerche per la Pace di Stoccolma, la spesa militare ha raggiunto i 1.630 miliardi di dollari, con un incremento dell’1,3% rispetto all’anno precedente.
Sempre secondo il Sipri, l’Italia si conferma al decimo posto con 37 miliardi di dollari, un dato ‘stimato’, vista l’impossibilità di avere informazioni precise.

Per il 2012 il bilancio della Difesa è pari a 19.962 milioni di euro, ma si arriva facilmente a una spesa complessiva di oltre 23 miliardi di euro se a tutto ciò si sommano i costi per le missioni all’estero e gli stanziamenti del ministero dello Sviluppo Economico per i sistemi d’arma. La campagna Sbilanciamoci! ha scorporato nelle singole voci questa cifra totale, rendendo più chiari gli sprechi di un modello insostenibile. L’organico delle Forze armate è previsto in poco più di 180mila unità. È completamente fallito l’obiettivo della riforma della leva del 2001 visto che il numero dei comandanti (graduati) è superiore a quello dei comandati, con un numero spropositato di 511 generali e ammiragli e un numero di marescialli più che doppio rispetto al necessario.
Ne risulta un organico di età molto avanzata e quindi poco incline all’operatività. Il paradosso emerge dalle missioni all’estero, attività ormai principale delle nostre Forze armate, che impegnano 7.435 uomini e donne, con evidente difficoltà a rispondere positivamente all’ipotesi di altre missioni. Per il 2012 sono stati stanziati 1.512,4 milioni di euro, con un incremento di 68,1 milioni, per provvedere alla formazione e all’addestramento, alla manutenzione e all’efficienza dei mezzi e alla sicurezza del personale; i tagli lineari fatti negli anni passati sono andati a finire sempre qui. Per il settore della ricerca, sviluppo, ammodernamento e rinnovamento dei nuovi sistemi d’arma è prevista una spesa di 3.941 milioni di euro, con un incremento rispetto al 2011 pari a 471,4 milioni di euro: più del 10% in spesa per armi. Dunque, quasi 20 miliardi del bilancio della Difesa, ma si arriva velocemente a 23.
Nello stato di previsione del Ministero dell’Economia è infatti presente il fondo per le missioni internazionali di pace, incrementato con 700 milioni di euro dalla Legge di stabilità, raddoppiati poi dalla manovra Monti. Lo stato di previsione del ministero dello Sviluppo Economico comprende poi 1.538,6 milioni di euro per interventi agevolativi per il settore aeronautico e 135 milioni di euro per lo sviluppo e l’acquisizione delle unità navali della classe Fremm. La Legge di Stabilità proroga al 31 dicembre 2012 l’utilizzo di personale delle Forze armate per le operazioni di controllo del territorio per una spesa complessiva di 72,8 milioni di euro.
Intanto gli sprechi proseguono: a cosa servono 180mila militari, con i vertici che crescono e la truppa che viene tagliata? A cosa servono 2 portaerei, decine di fregate, 131 cacciabombardieri d’attacco, 121 aerei di difesa, centinaia di elicotteri, centinaia di blindati? Perché comprare mezzi spesso sottoutilizzati e a volte addirittura non utilizzati (fortunatamente!)? Per non parlare delle 19 maserati blindate o dei costi degli alloggi dei vertici. Ci sono poi i 20 milioni di euro voluti da La Russa per la mini naja e i 7 milioni l’anno per ‘strade sicure’, operazioni di pura facciata.

Occorre invece utilizzare la crisi come occasione per rivedere l’intero modello di difesa, adeguarlo alle reali esigenze e liberare così risorse da destinare a settori dove gli investimenti garantiscano posti di lavoro e benessere per il Paese.