N°2 Appello a Monti per salvare il pluralismo nell’informazione

Ci troviamo costretti ad appellarci a Lei per segnalare la necessità di risposte urgenti per l’emergenza di un settore dell’editoria rappresentativa del pluralismo dell’informazione.

Circa cento aziende non sono infatti in grado di programmare la propria attività, rischiano di dover sospendere le pubblicazioni entro gennaio e alcune già l’hanno fatto.
Si tratta dei giornali gestiti in cooperative di idee, di filoni culturali politici, di minoranze linguistiche, di comunità italiane all’estero, no profit, per i quali esiste il sostegno previsto dalla legge per le testate non commerciali, ma a cui ancora oggi non sono state fornite garanzie sulle risorse effettivamente disponibili per il 2012.
C’è inoltre un’urgenza nell’urgenza: la definizione delle pratiche ancora aperte per la liquidazione dei contributi relativi al 2010 che riguarda una trentina di testate. In assenza di atti certi su questi due punti, è diventato impossibile andare avanti, mancando persino gli elementi per l’accesso al credito bancario. Già avevamo avanzato a esponenti del suo Governo richieste di garanzie per il pluralismo dell’informazione, anche nella fase di transizione verso il nuovo quadro di interventi previsto dal 2014.
Siamo decisamente impegnati a sostenere una riforma.
Con il Sottosegretario Malinconico era stato avviato un percorso di valutazione delle possibili iniziative. È indispensabile riprendere questo dossier al più presto.

Il nostro è un vero Sos che riguarda sia le procedure amministrative in corso, da sbloccare, sia la dotazione definitiva per l’editoria durante il 2012. Il Governo ha già preso atto dell’insufficienza dello stanziamento previsto da precedenti manovre e ha perciò condiviso una norma, approvata dal Parlamento, che include l’editoria tra i soggetti beneficiari del cosiddetto ‘Fondo Letta’ della Presidenza del Consiglio per l’integrazione di questa somma. Riteniamo che il decreto ‘Proroghe’ debba contenere le misure per stabilire l’impegno finanziario dello Stato durante il 2012. Siamo convinti che la somma da prelevare da tale Fondo debba essere di almeno 100 milioni di euro, per assicurare alle testate in crisi le condizioni minime di sopravvivenza. Si tratterebbe di operare in una linea di equità, analogamente a quanto già fatto dal Governo per Radio Radicale, verso l’indispensabile costruzione di un nuovo e più chiaro modello di intervento.

Condividiamo l’idea che i contributi debbano essere commisurati all’impiego del giornalisti e all’effettiva diffusione delle testate e che sia davvero «impensabile eliminare completamente i contributi che sono il lievito di quella informazione pluralistica che è vitale per il Paese», come Ella ha recentemente dichiarato in sintonia con una risposta che il Capo dello Stato diede tre mesi fa a un appello dei direttori dei giornali.

Grati per l’attenzione, vogliamo aver fiducia che una tempestiva risposta eviti la chiusura di molte testate e la perdita di migliaia di posti di lavoro. Se i nostri cento giornali dovessero chiudere nessuna riforma dell’editoria avrebbe, ovviamente, più senso.
Fnsi, Comitato per la Libertà d’informazione, Sindacati dei lavoratori, Associazioni di Cooperative del settore, giornali di idee, no profit, degli italiani all’estero, delle minoranze linguistiche, Articolo21.