N°3 Stralci dell’appello al Governo, prima della visita in Libia, per rivedere gli accordi bilaterali

«In vista dell’incontro tra il Governo italiano e quello libico, ci rivolgiamo al Professor Monti, ai ministri degli Esteri, degli Interni e della Cooperazione e Integrazione con l’auspicio che già a partire dal 21 gennaio venga dato un chiaro segnale di discontinuità rispetto alle politiche finora adottate dall’Italia in materia di immigrazione.
Quelle politiche hanno toccato il culmine dell’ignominia con gli accordi Italia-Libia, dando il via alla pratica di respingimento delle imbarcazioni, senza tener conto delle testimonianze di gravi violazioni subite dai migranti in Libia. L’auspicio è che venga finalmente fatta chiarezza sulla netta distinzione tra accoglienza e politiche di gestione dell’immigrazione. Quali che siano le scelte su quest’ultimo tema, va affermato che l’obbligo di salvare le vite umane e del soccorso in mare, il rispetto dei diritti umani, il dovere di accogliere dignitosamente le persone, non devono più essere messi in discussione. Tanto più questo deve essere ribadito nei confronti di quanti arrivano dal mare.

I dati dimostrano che la stragrande maggioranza dei migranti approdati sulle coste italiane provengono da Paesi in guerra, fuggono da persecuzioni o da regimi dittatoriali, sono stati vittime di violenze. Sono richiedenti asilo.
Riteniamo che chiunque giunga sul suolo europeo debba avere riconosciuto il diritto di vedere esaminata la propria situazione individuale, in un contesto dignitoso e in tempi rapidi, così come stabiliscono le convenzioni internazionali e la nostra Costituzione.
Rimpatri collettivi e deportazioni di massa non sono compatibili non solo con il regime normativo dei Paesi democratici, ma anche con il più elementare principio di civiltà. Così come la detenzione e i lunghissimi tempi di attesa vissuti nell’incertezza sono inaccettabili violazioni dei diritti umani, perpetrate anche nei confronti di donne e minori non accompagnati.

Chiediamo pertanto che questo incontro sia un primo decisivo passo per chiudere con un vergognoso passato.
Chiediamo che non vengano mai più conclusi accordi bilaterali per sostenere finanziariamente e tecnicamente la Libia nel ‘controllo dei flussi di immigrazione clandestina’, così come è stato fatto dal Governo italiano sin dal 2004, rendendosi complice delle violenze inflitte a migliaia di esseri umani arrestati e deportati dalla polizia libica, al fine di fermarne l’emigrazione verso l’Europa. Siamo convinti che la difesa dei valori, primo fra tutti il rispetto delle vite umane sia, oltre che un dovere etico, anche l’arma più efficace per fronteggiare la deriva razzista. Così come crediamo che l’introduzione del reato di immigrazione irregolare, la sostanziale trasformazione dei centri di accoglienza in prigioni, il vergognoso trattamento riservato ai migranti a Lampedusa nei mesi di febbraio e marzo 2011, la recente dichiarazione dell’isola come ‘luogo non sicuro’ ai soli fini del soccorso ai migranti, il mancato riconoscimento della cittadinanza ai bambini stranieri nati in Italia, siano l’humus su cui proliferano l’intolleranza, la paura e la violenza nei confronti degli immigrati.

Un’Italia migliore si comincia a costruire riaffermando la centralità dei diritti umani, la difesa dei più deboli, un nuovo modo di concepire e praticare l’accoglienza e la solidarietà verso le persone in fuga dai propri Paesi».