Attenzione. Il manifesto nei suoi quarant’anni di vita ha attraversato e superato diverse crisi, ma questa volta la situazione è davvero più grave, può essere mortale.
Rifletteteci e valutate cosa può significare la chiusura di questo nostro giornale.
Sin dalle sue origini (ricordate il ‘fanfascismo’?) il manifesto si è sempre battuto per la democrazia, il lavoro e i diritti dei lavoratori, per tutte le forze democratiche come la vostra Arci, a cui abbiamo dedicato nei mesi scorsi una bella e ricca inchiesta.
Allargando lo sguardo, possiamo ben affermare che siamo a una seria crisi della sinistra e dei suoi organi di informazione: Liberazione ha chiuso, il manifesto è sul precipizio e anche l’Unità vive da tempo un periodo di difficoltà.
Se questo è il quadro, impedire che il manifesto chiuda, aiutarlo a sopravvivere è importante per tutti coloro che si sentono ancora di sinistra e che si impegnano per una sua rinascita nel nostro Paese. Si tratta di una battaglia difficile, che chiede tutto il nostro impegno. La salvezza del manifesto è un punto importante, decisivo mi pare, di questa battaglia. Senza questa voce tutto sarebbe più difficile, e l’intera sinistra dovrebbe averne consapevolezza.
L’Arci ci conosce e non sono necessarie molte altre parole. Aiutateci con consigli, suggerimenti, critiche e, banalmente, risorse economiche, senza le quali qualsiasi impresa è destinata al fallimento.
È possibile sottoscrivere sul nostro conto corrente postale numero 708016, intestato a IL MANIFESTO COOP.ED. A R.L. – Via Bargoni 8, 00153 Roma. Oppure con un bonifico bancario presso Banca Sella, sul conto intestato a IL MANIFESTO COOP.ED. A R.L.
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Aiutateci. Questo è il nostro accorato appello.
Stiamo insieme per vincere anche questa difficile e comune battaglia.
Con una dichiarazione del 9 febbraio, Il presidente nazionale dell’Arci Paolo Beni ha espresso la solidarietà sua e di tutta l’associazione alla testata.«La nostra democrazia, già così malconcia – ha scritto fra l’altro Beni – non può permettersi di perdere una voce che va considerata parte fondamentale del suo patrimonio storico e che ha rappresentato negli anni, per più di una generazione, un punto di riferimento politico, civile e culturale».
«Il Governo – continua Beni – deve intervenire subito, dando seguito agli ordini del giorno approvati dal Parlamento, all’appello del Capo dello Stato, agli interventi del sindacato dei giornalisti e di tutti coloro, associazioni o singoli cittadini, che da mesi denunciano gli effetti perversi dei tagli al fondo per l’editoria su un diritto costituzionalmente sancito come quello alla libertà di informare ed essere informati. Da parte nostra – conclude Beni – chiediamo a tutta la rete Arci di dare, ognuno per quello che può e nelle forme che ritiene, un sostegno concreto perché questa voce non si spenga».