N°12 Lampedusa ricorda le vittime di mafia e i tanti migranti morti in mare

Sono stati più di 900 i nomi scanditi lo scorso 22 marzo a Lampedusa davanti alla Porta d’Europa, la scultura che ricorda a chi transita dall’isola come la vocazione di questa terra debba essere l’accogliere e non il respingere. Più di 900 nomi, letti con il mar Mediteranno sullo sfondo: quel mare nelle cui acque, solo nel corso del 2011, sono scomparse più di 1500 persone, partite dai porti della Libia e mai giunte a destinazione.

Nella mattina, oltre 2mila persone, di cui quasi la metà bambini e ragazzi delle scuole, hanno sfilato in corteo per le vie del paese fino alla Porta d’Europa dove le associazioni, le scuole, la parrocchia, i sindacati, la cittadinanza e le forze sociali impegnate sull’isola, hanno letto i nomi delle vittime innocenti delle mafie, ricollegandoli idealmente e concretamente a tutti i nomi che non si conoscono dei migranti in fuga da guerre e carestie, uccisi dalle mafie internazionali che organizzano i trasferimenti in Europa. Anche l’Arci era presente a Lampedusa alle iniziative promosse da Libera, con una delegazione guidata dal presidente nazionale Paolo Beni. L’obiettivo delle due giornate è stato quello di stringere in un abbraccio ideale Genova, dove si è tenuta la XVII Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo di tutte le vittime delle mafie, e Lampedusa, in questi giorni tornata drammaticamente alla ribalta delle cronache per la ripresa degli sbarchi: Genova e Lampedusa, due porti che rappresentano simbolicamente le due porte d’ingresso nel nostro Paese, con in mezzo il mar Mediterraneo che è l’avanguardia dei nuovi traffici delle mafie.

Nel pomeriggio del 21 marzo si è tenuto un affollato dibattito sulle tematiche della legalità democratica, migrazioni e traffici internazionali, lotta alle mafie, a cui ha partecipato la popolazione lampedusana, soprattutto gli studenti.
Nel corso del dibattito, coordinato dal presidente regionale di Libera, Umberto Di Maggio, sono intervenuti numerosi rappresentanti delle istituzioni, delle forze dell’ordine e delle organizzazioni sociali: il comandante Vittorio Alessandro, della Guardia Costiera, padre Stefano Nastasi, parroco di Lampedusa; Giacomo Sferlazzo dell’Associazione Askavusa; Vittorio Teresi, magistrato della procura di Palermo; Damiano Lupo, vicedirigente della sezione immigrazione della questura di Agrigento; la dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo e diversi insegnanti; i responsabili di Arci, Cgil, Legambiente, Terra del Fuoco, Caritas, Cisl, vari esponenti della cooperazione sociale. Una sola nota negativa: nel pomeriggio del 22, quando le delegazioni del resto d’Italia erano già rientrate nelle proprie sedi, è divampato un incendio nei locali che avevano ospitato il dibattito. Non è la prima volta che accade un gesto del genere, che sembra più che altro rivolto a esprimere dissenso verso la Lampedusa democratica e accogliente che ha calamitato l’attenzione dei media nel corso dei due giorni: un gesto che non ha tanto il sapore dell’intimidazione, ma piuttosto dell’ignoranza e della mancanza di rispetto nei confronti di coloro che decidono di manifestare liberamente il proprio pensiero.
Info: ucca@arci.it