N°18 Sull’immigrazione il governo delude le aspettative

L’attuale governo non segna per ora, in materia di immigrazione, l’attesa di – scontinuità con i suoi predecessori.
È pur vero che tutti ricordiamo la dichiarazione di Monti che affermava di aver chiesto a Maroni la disponibilità a riassumere la responsabilità del Viminale, dato che lo considerava «il miglior ministro degli Interni possibile». Evidentemente devono essergli sfuggite le condanne di autorevoli organismi internazionali subite da Maroni per le scelte fatte quando ricopriva quel ruolo, come pure la stessa ammissione del dirigente leghista di «averci marciato» con certi atteggiamenti per raccogliere facili consensi. Fatta salva la buona volontà del Ministro Riccardi e alcune dichiarazioni positive di esponenti del governo, ad oggi non c’è un solo atto che vada nella direzione auspicata. Nelle riunioni del Tavolo nazionale immigrazione abbiamo stilato un elenco delle cose buone fatte dal governo in questo ambito e di quelle che giudichiamo sbagliate. Purtroppo le seconde sono tante, mentre sulle prime non ne abbiamo trovata nessuna di rilevante (per fortuna adesso è stata almeno pubblicata in Gazzetta Ufficiale la proroga dei permessi temporanei per i tunisini arrivati prima del 5 aprile del 2011). Al momento prevale quindi il giudizio negativo, ancora più marcato dopo la decisione annunciata dal Ministro Cancellieri di non procedere per il secondo anno alla approvazione di un decreto flussi.
Le ragioni sarebbero legate all’aumento della disoccupazione, ma non tengono conto di alcuni elementi che qui segnaliamo insieme a qualche considerazione sull’opportunità di meccanismi nuovi di ingresso regolare e di emersione del lavoro sommerso: 1) In assenza di un decreto flussi alcune categorie (lavoratori stranieri lungo residenti presenti in altri Paesi UE, cittadini di origine italiana presenti all’estero…) non potranno muoversi liberamente verso l’Italia.
2) Se gli ingressi regolari sono bloccati, è chiaro che qualsiasi movimento di lavoratori verso il nostro paese avviene irregolarmente o aggirando la legge. Inoltre, in molti settori, in tante aree del Paese, nonostante la crisi, c’è una richiesta di mano d’opera non esaudibile con movimenti interni per questioni di competenze e disponibilità.
3) Tutti sanno che c’è una parte consistente di lavoratori stranieri (tra i 500mila e i 700mila) inseriti irregolarmente nel mercato del lavoro.
L’emersione di questi lavoratori, oltre a produrre un gettito contributivo e fiscale strutturale pari ad una manovra finanziaria, sarebbe una straordinaria iniezione di legalità nel mondo del lavoro e dell’economia italiana.
4) La procedura prevista dal decreto flussi è impraticabile per la maggioranza degli stranieri e ha prodotto in questi anni centinaia di migliaia di irregolari. È giunto il momento di sperimentare meccanismi capaci di tener conto delle caratteristiche del nostro mercato del lavoro e di come avviene l’incrocio tra domanda e offerta. I dati dell’ultimo decreto flussi dimostrano il disastro della procedura in vigore: 98mila quote d’ingresso previste, 424mila domande presentate, 12mila permessi consegnati a fine anno a fronte di sole 5500 rigettate per assenza di requisiti. Tutte le altre non hanno avuto risposta, nonostante il versamento della quota prevista. Milioni di persone attendono segnali di discontinuità e una attenzione diversa rispetto al passato. Il governo deve agire rispettando le attese.
É interesse di tutti e, soprattutto, della nostra democrazia.
Info: miraglia@arci.it