Il carcere di Ferragosto. da “Il Tirreno” del 14/08/2012

di Marco Solimano

Come oramai è consuetudine costante, nel giorno di ferragosto le carceri italiane verranno visitate da parlamentari, consiglieri regionali e personalità, a vario titolo, interessate all’argomento. Un segno importante di attenzione ed interessamento verso una delle realtà più drammatiche e problematiche del nostro Paese.Un atto di civiltà, vorrei definirlo, se alla visita ed alla più che probabile indignazione, seguissero impegni concreti per modificare una realtà non più accettabile e sostenibile, più volte condannata dalla Comunità Europea, dalla Commissione per i diritti umani e da quella per la prevenzione della tortura.Le carceri italiane versano un una condizione di palese ed inaccettabile illegalità, le stesse prescrizioni dell’Ordinamento Penitenziario, legge dello Stato, vengono quotidianamente disattese, non esistendo le condizioni strutturali ed ambientali per applicarle.

Un sovraffollamento asfissiante e lesivo dei diritti e della dignità delle persone, un sotto organico strutturale di personale civile e militare, costretto ad operare in condizioni di estrema difficoltà, rendono la situazione ancora più complessa e preoccupante.

Le morti ed i suicidi in carcere, così come gli atti di autolesionismo, sono in costante aumento: questa condizione non è più, da tempo, una emergenza, ma una drammatica normalità che abbassano pericolosamente le tutele e le garanzie per uomini e donne affidati alla custodia dello Stato.

Se vuoi conoscere la civiltà del tuo Paese, diceva Voltaire, vai a visitare le sue carceri. E noi siamo scesi parecchio in basso quanto a civiltà e tutela dei diritti fondamentali.

Ed allora Governo e Parlamento, come più volte sollecitato dal Capo dello Stato, assumano finalmente la questione nella sua dimensione strutturale, cominciando a mettere in discussione alcune leggi che hanno avuto un effetto pericolosamente “carcerogeno” per fasce di popolazione marginale ed esclusa socialmente, la Bossi Fini per l’immigrazione e la Fini Giovanardi per le tossicodipendenze, per esempio.

Si discuta, finalmente, la riforma, già illustrata dal Ministro Severino, sull’ampliamento delle misure alternative e l’estensione di lavori di utilità sociale per i tanti detenuti a basso tasso di pericolosità sociale, si ripensi urgentemente ai luoghi ove collocare i tantissimi detenuti che hanno commesso reati in virtù di una dura e drammatica dipendenza da sostanze stupefacenti o psicotrope. Il carcere non può essere una discarica sociale ove seppellire anche le nostre paure e le nostre contraddizioni.

Questo il nostro impegno quotidiano a tutela di una umanità sofferente che non cerca facili perdoni ma la possibilità e l’opportunità di ricostruire il senso di una prospettiva possibile e di nuova cittadinanza, dopo le scelte negative del passato.Questo chiediamo ai Parlamentari di buona volontà che si vogliono impegnare su un tema così spinoso e difficile, dal quale, però, nessuno può sottrarsi.