Cambiare rotta si può

Che la campagna elettorale fosse iniziata prima di averne deciso le regole l’avevamo capito, ma che si dovesse anche scrivere l’esito del voto prima di aver votato l’apprend­iamo ora dai maggiori quotidiani italiani. Monti forever: a dettare la linea sono gli imprenditori riuniti a Cernobbio per parlare dei loro affari e delle prossime elezioni. I ricchi d’Italia hanno scelto a chi far rappresentare i loro interessi; esaltano i successi europei del governo, fe­steggiano le misure salvifiche decise dalla Bce, brindano al crollo dello spread e ai fasti della ripresa imminente. A gioire in realtà sono più le borse che le aziende alle prese con la perdurante recessione. Non gioiscono per niente invece gli operai che stanno perdendo il lavoro, i giovani che non hanno speranza di trovarlo e le famiglie private dei servizi. Il paese reale è lontano da Cernobbio: la depressione conti­nua, peggiora il rapporto deficit/pil, cresce il debito. Se nei prossimi mesi l’Italia dovesse chiedere gli aiuti europei, a quel punto sarebbe costretta a firmare il memorandum, con la conseguenza di vincolare ogni scelta futura e rendere permanenti le politiche di austerità, con buona pace di chi pensa di cambiarle. Ma c’è un’Italia che non ci sta, rifà i suoi conti e dimostra che l’alternativa è possibile. Il Forum di Sbilanciamoci ha riunito nei giorni scorsi economisti e politici, asso­ciazioni, movimenti, enti locali per dire che è ora di prendere atto del fallimento delle politiche di austerità e cambiare rotta. Le proposte emerse non sono il libro dei sogni, né un programma ispirato a chissà quale radica­lismo velleitario, ma una lista di cose ragionevoli e concrete. Adottare misure europee contro la speculazione finanziaria, trasformare la Bce in prestatore di ultima istanza, tassare le transazioni finanziarie; rafforzare il sistema di welfare e introdurre il reddito di cittadinanza; tutelare il lavoro e contrastare la precarietà; investire nei saperi e nella conoscenza, nella riconversione ecologica dell’industria, nell’economia sociale; redistribuire il reddito tassando la ricchezza e i patrimoni; recuperare risorse con la lotta all’evasione e alla corruzione; ridurre le spese militari. Non è vero che quella di Cernobbio sia l’unica strada praticabile. Si può produrre ricchezza in modo utile al benessere di tutti, si possono risanare i conti garantendo equità e coesione sociale: è questione di scelte. E queste spettano agli elettori, non solo ai banchieri.