F-35: le bugie volano basse

Le cifre fornite dalla Difesa nel corso degli ultimi anni, senza un aggiornamento costante del Parlamento, da sempre sono ritenute poco realistiche dalla campagna Taglia le ali alle armi, che ha invece reso note stime e aggiornamenti sul programma derivando i dati da documentazione ufficiale degli USA (capofila del progetto). «Da questi dati si evince come il progetto F-35, presentato ufficialmente al parlamento italiano a prezzi ridotti, cresca costantemente rispetto ai costi iniziali, analogamente a quanto avvenuto nel passato per altri aerei (a suo tempo il Tornado e poi l’Eurofighter) – sottolinea Maurizio Simoncelli dell’istituto di ricerca Archivio Disarmo. Sarebbe ora che il governo e il Parlamento mostrassero trasparenza e senso di responsabilità. Smettano di fornire dati parziali e rivedano le proprie decisioni». I dati forniti da “Taglia le ali alle armi” si sono sempre rivelati più precisi di quelli ufficiali, probabilmente intenzionalmente approssimativi visti gli interessi politici e industriali che stanno dietro un programma costoso come questo. Purtroppo la scarsa trasparenza continua, visto che non ci sono notizie certe sulla firma dei contratti e sulla loro portata, sia per quanto riguarda i primi aerei messi in produzione sia per i pezzi delle tranche successive. E nemmeno c’è traccia del tanto vantato ritorno industriale ed occupazionale nello stabilimento FACO di Cameri, uno degli argomenti utilizzati a supporto della continuazione del programma. Lo confermano le stesse parole del Generale De Bertolis che, nella già ricordata intervista, afferma: «sul rientro dell’investimento (di 800 milioni) c’è sofferenza, perché non c’è nulla di garantito. Ma è chiaro che non c’è solo il risultato economico da mettere in conto: c’è l’acquisizione di tecnologia avanzata. Comunque a un certo punto l’attivo arriverà».

Un’impostazione quanto meno poco accorta e del tutto fuori luogo quando si parla di investimenti di svariati miliardi di euro. In realtà queste parole sono una conferma della posizione e dei dati della campagna Taglia le ali alle armi che ha sempre sottolineato i ridotti ritorni occupazionali a fronte di una spesa così elevata. «Noi abbiamo sempre chiesto un confronto, non ottenendolo mai. È invece ora che il governo riferisca con urgenza al parlamento e accetti un’interlocuzione con chi da tempo critica quest’impegno, e ha finalmente avuto conferma dei suoi dubbi» conclude Vignarca.

Nel corso degli ultimi mesi di rilancio della campagna, la petizione per la cancellazione del programma ha raccolto oltre 77mila firme di cittadini, l’adesione di 660 associazioni e di 60 Enti Locali (tra Regioni, Pro­vince e Comuni). Nello scorso luglio la Campagna aveva organizzato una giornata di presentazione della petizione con la consegna delle firme raccolte al Parlamento nel tentativo di sollecitare anche il governo a un maggiore confronto e soprattutto una maggiore trasparenza. Ma Esecutivo e Ministero della Difesa sono rimasti latitanti.

Tutte le informazioni sulla campagna contro i caccia F-35 si possono trovare sui siti delle organizzazioni promotrici: www.perlapace.it (Tavola della Pace) – www.sbilanciamoci.org (Campagna Sbilanciamoci!) – www.disarmo.org (Rete Italiana per il Disarmo).

La petizione online (con i dettagli per la raccolta di firme cartacee) è invece raggiungibile all’indirizzo www.disarmo.org/nof35.