La scommessa di Firenze, dieci anni dopo

Dieci anni fa, il grande Social Forum Europeo di Firenze: sull’onda di Genova e Porto Alegre, il movimento altermondialista suscitava spe­ranze e nuova partecipazione, denunciava i rischi di una globalizzazione sbagliata e di un mercato senza regole che avrebbe prodotto ingiustizie e povertà, parlava di un’Europa fondata sulla pace, la solidarietà e la giustizia sociale. Ne è passato di tempo. Quel movimento diventò di massa e provò a fermare la guerra senza riuscirci, poi si è diffuso in mille rivoli, ha prodotto pensiero critico, nuove pratiche sociali, nuova consapevolezza. Ma non ha fermato il liberismo. I poteri forti del mercato hanno vinto e trascinato il mondo verso una crisi economica, sociale, ambientale, culturale, democratica che appare senza via d’uscita. L’Europa è immersa in una profonda crisi. Sconta tutti i limiti di un processo di unificazione mai compiuto sul piano politico e democratico, costruito solo sulla dimensione monetaria, con istituzioni che guardano esclusivamente all’interesse dei mercati lasciando invece agli ambiti nazionali il compito di garantire le compatibilità sociali. Non c’è una politica sociale europea di fronte alla crisi, ma solo rigide misure di austerità insostenibili per i paesi più deboli, che aggravano gli squilibri nell’Unione e minacciano la sovranità degli stati membri. Milioni di persone vengono spinte verso la povertà e private dei diritti sociali e civili. Dilagano il populismo e i nuovi nazionalismi. Serve una svolta profonda. La prospettiva di un destino comune europeo non può che essere fuori dal liberismo, in un mo­dello economico e sociale sostenibile, fondato sul lavoro, i beni comuni, il welfare pubblico, la cultura, la solidarietà e la partecipazione democratica; in un progetto transnazionale della cittadinanza europea come insieme indivisibile di diritti sociali, civili e politici. Dalla crisi non ci si salva da soli, ma costruendo un comune futuro nella dimensione europea. Le forze impegnate per questo ci sono: movimenti, sindacati, partiti, reti sociali. Ma sono frammentate, per lo più ripiegate nel proprio ambito nazionale, e non riescono ad esprimersi col peso che servirebbe per spostare i rapporti di forza in Europa. Per costruire una prospettiva di cambiamento c’è bisogno di riconnettere queste forze in una grande alleanza europea per la giustizia sociale, i beni comuni e la democrazia. Unire le forze per un’altra Europa: è questa l’ambiziosa scommessa di Firenze 10+10.