Condominio Italia

Basta gettare lo sguardo oltre confine per rendersi conto del decadimento del dibattito politico italiano, e di quanto ciò sia lo specchio della condizione del paese. In questi giorni succedono cose decisive per gli assetti del mondo e per il nostro futuro, ma la politica itali­ana sembra quasi non accorgersene, troppo intenta nella competizione fra gli aspiranti leader e in uno scontro sulla legge elettorale che appare surreale quanto può esserlo una rissa sulle regole del gioco a partita ormai iniziata. Intanto le due maggiori potenze economiche mondiali decidono gli assetti dei loro rispettivi governi per i prossimi anni. Abbiamo tirato un sospiro di sollievo per la conferma di Obama alla presidenza degli Usa dopo un testa a testa con Mitt Romney incerto fino all’ultimo, tanto da far temere un pareggio che avrebbe paralizzato il paese. Alla fine Obama ha vinto, senza la valanga di consensi della prima volta ma riconquistando la fiducia delle minoranze afroamericane, delle donne, degli operai. Avrà un compito duro, con la Camera saldamente in mano ai repubblicani e un paese profondamente diviso sia elettoralmente che socialmente, con una forte componente reazionaria al suo interno. L’affermazione di Obama è tanto più importante perché stavolta più di altre lo scontro era sul ruolo dello stato in economia, sui diritti dei lavoratori, sul welfare pubblico, sull’alternativa fra la visione di una società egoista e classista e quella di una società fondata sulla coope­razione fra le sue componenti e sull’idea che dalle difficoltà si esce tutti insieme. Il suo discorso dopo la vittoria è stato una bella lezione politica e un segnale di speranza per il mondo alle prese con le difficili scelte imposte dalla crisi. Una lezione per l’Europa, prigioniera delle sue ricette ultraliberiste e drammaticamente a corto di idee e di ideali. Un’Europa in cui però qualcosa si muove. È un fatto nuovo che i sindacati di diversi paesi scioperino nello stesso giorno e con le stesse parole d’ordine, contro le politiche di austerità e il fiscal compact, per il lavoro e la giustizia sociale. È un fatto nuovo che movimenti e sindacati di 28 paesi si ritrovino a Firenze per discutere azioni comuni nelle prospettiva di un’Europa della solidarietà, della giustizia sociale e della partecipazione democratica. Sono forze ancora frammentate, ma ci provano. «Il meglio deve ancora venire» dice Obama. Crederci è il primo passo per trovare la forza di costruirlo.