Buone notizie per la democrazia

di Paolo Beni.

Lo scorso fine settimana ci consegna qualche buona notizia. Anzitutto quella delle mobilitazioni contro i tagli alla scuola pubblica in programma sabato a Roma e in altre città: niente scontri e devastazioni come invece annunciavano i soliti profeti di sventura, ma solo grandi cortei pacifici di studenti, inse­gnanti e precari. I ragazzi non hanno avuto paura e non sono rimasti a casa. Erano in tanti, determinati a difendere il loro diritto a protestare sotto il Parlamento, e ci sono riu­sciti evitando ogni violenza. Alle botte prese 10 giorni fa hanno risposto con l’intelligenza e l’ironia: gli scolapasta in testa come caschi, i cartelli con la scritta ‘semo venuti già menati’. Una prova di maturità a cui le forze dell’ordine hanno risposto in modo stavolta ineccepibile, dimostrando che quando la gestione dell’ordine pubblico è intelligente e parte dal riconoscimento del diritto a manifestare tutto può funzionare. Una lezione di civismo e un esempio da seguire in questo autunno difficile. Un’altra buona notizia è arrivata il giorno dopo, dai tantissimi cittadini che si sono messi pazientemente in fila per votare alle primarie del centrosinistra, smentendo il flop previsto e auspicato da molti. Centomila volontari e oltre tre milioni di votanti, in tempi di disaffezione verso i partiti, sono un bel segnale: la prova che non é vero che la gente non vuol saperne di politica, semmai non ne può più di questa politica e si precipita appena vede aprirsi uno spiraglio per provare a cambiare le cose. Evidentemente la drammatica crisi economica, sociale, morale di questi anni non é ancora riuscita a distruggere il senso civico del Paese, la voglia di sentirsi comunità, partecipare e concorrere all’interesse comune. C’è un bisogno di politica che è più forte della crisi di credibilità di questa politica. Certo, non bastano le primarie. Guai a pensare di poter risolvere il problema con la chiamata una tantum ad eleggere un leader. Chi tenta di convincerci di questo mente sapendo di mentire. Per cambiare le cose è necessario che la politica torni ad essere una pratica collettiva e partecipata, che muove dai bisogni e dalla vita quotidiana delle persone. Il percorso sarà lungo e le resistenze robuste. Ma intanto è importante che per molti questa giornata abbia avuto il sapore della festa, il gusto di prender parte e decidere in prima persona. Che gli spazi di partecipazione – quando ci sono – non restino vuoti, é già un buon punto di partenza.