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Decalogo per una cultura comunitaria

Dire che non ci sono i soldi non basta più. Dirlo sempre, ovunque e a chiunque, significa attestare implicitamente una rinuncia: la rinuncia della politica ad occuparsi di programmazione culturale, lasciando che a determinarla siano in larga parte le leggi di un mercato auto-regolamentato. Ma la cultura non è soltanto un prodotto: è crescita del capitale umano del territorio, sviluppo di relazioni, creazione di opinione pubblica. E’ tendere verso un’egemonia e promuovere un brand politico. Per questo non si tratta solo una questione di soldi, ma anche di scelte e di atteggiamento. Di scelte perché non ci si può automaticamente rifugiare in ciò che è più comodo e che ci mette meno a rischio. Di atteggiamento perché ciò che più frustra gli operatori della cultura, giovani e meno giovani, non è solo l’indisponibilità di risorse, ma anche l’assenza di una condivisione della sofferenza e l’obbligo di accollarsi in solitudine il fardello di una situazione determinata da altri. Coloro che assumono una funzione pubblica nella gestione della cultura hanno il dovere di non limitarsi alla constatazione delle impossibilità e di faticare per trovare comunque soluzioni, lanciando proposte volte a colmare la distanza che si è venuta progressivamente a creare nella nostra città tra le istituzioni e gli operatori della cultura.

E’ da questo punto di vista che, nell’ambito del dibattito legato alle prossime elezioni amministrative, risulta necessario elaborare proposte che, pur partendo dalla difesa e dallo sviluppo delle realtà e delle esperienze esistenti, non si limitino semplicemente ad arroccarsi nel “salviamo il salvabile”, ma piuttosto invitino a condividere metodologie nuove ed offrire segnali visibili.

Ecco pertanto un decalogo di idee volte a rilanciare la cultura come pratica comunitaria, conciliare sostenibilità economica e qualità della proposta, rinnovare il rapporto tra le istituzioni e gli operatori cittadini; senza dare deleghe in bianco a nessuno ma chiedendo di misurarsi giorno per giorno sui fatti concreti.

  1. rafforzare la trasparenza e la condivisione pubblica dei percorsi di “nomina” delle persone chiamate a svolgere ruoli amministrativi e a guidare le istituzioni culturali, selezionando per competenza, progettualità e capacità di dialogo con il territorio e programmando meccanismi di ricambio e discontinuità

  1. definire i criteri di individuazione di una Direzione Artistica per la Fondazione Teatro Goldoni, da affiancare e nello stesso tempo tenere distinta dalla Direzione Amministrativa, esplicandone i criteri di scelta, le mansioni e la durata della carica

  1. attivare un percorso in grado di individuare e mettere in atto una procedura di evidenza pubblica per la selezione, su titoli e progetto, del Direttore Artistico della manifestazione “Effetto Venezia”, comprensiva di criteri selettivi, mansioni e durata temporale della carica

  1. costruire insieme a coloro che guidano le istituzioni culturali un adeguato quadro dei risultati da raggiungere in un determinato periodo di riferimento e individuare indicatori in grado di misurarne l’effettivo raggiungimento,collegando gli obiettivi di bilancio con la necessità di attuare politiche di prezzi sostenibili per i fruitori di eventi ed attività

  1. operare perché gli enti locali sappiano agire con efficacia, tempestività e competenza a fianco delle realtà culturali organizzate nei percorsi di reperimento fondi su scala locale ed internazionale, attraverso le funzioni dirigenziali ed operative del loro organico, contribuendo a colmare unritardo ormai storicizzato sul nostro territorio in ambito di fundraising, ipotizzando la creazione all’interno dell’Amministrazione di uno sportello di supporto alla progettazione e prevedendo che la capacità progettuale possa essere inclusa nei criteri di valutazione utilizzati per la elargizione di premi ai dirigenti pubblici

  1. sviluppare gli strumenti di supporto ai professionisti della cultura attivi sul territorio, individuando forme di sostegno economico per i “piccoli teatri” cittadini, con particolare riferimento agli spazi di proprietà pubblica e ai luoghi in cui si producono attività professionali continuative e riconosciute, consentendo una distribuzione di risorse che non tuteli esclusivamente le grandi istituzioni culturali e stimolando concretamente la creazione di occasioni e reti di relazioni capaci di produrre economie

  1. rifuggire da ogni vetusta distinzione tra “cultura alta” e “cultura bassa”, valutando la sostenibilità delle proposte in base a una interazione tra criteri soggettivi e parametri oggettivi, capace di mettere in relazione qualità artistica e capacità attrattiva degli eventi, senza cedere alla tentazione di concepire i cittadini come semplici “clienti” ma senza neppure disinteressarsi del rapporto tra costi di un prodotto culturale e il numero dei suoi fruitori

  1. concepire fattivamente le pratiche culturali come veicolo e strumento di promozione per i diversi ambiti di sviluppo del territorio, dal turismo all’ambiente, dal sociale alla partecipazione civica fino al lavoro, rendendole così un effettivo elemento di attrazione di finanziamenti privati, in una logica dialettica e dinamica, in cui il ricorso al privato non è concessione al privatistico e in cui l’interesse dei finanziatori si concilia con l’interesse pubblico

  1. premiare ed incentivare le realtà che si spendono in progetti di formazione del pubblico e che, attraverso azioni sia tradizionali che innovative, si rivolgono alle fasce più svariate della popolazione, operando per invertire una tendenza, certamente diffusa ma particolarmente marcata sul nostro territorio, in base a cui la carenza di visitatori o di pubblico rappresenta spesso un elemento decisivo rispetto alle difficoltà e ai processi di dismissione di luoghi d’arte, cinema, teatri e attività di spettacolazione

  1. non rimuovere ma individuare progettualità capaci di confrontarsi dialetticamente con l’idea diffusa che nella nostra città concerti, spettacoli, mostre e rassegne di danza siano frequentati in parte maggioritaria da parenti ed amici di chi li propone, valorizzando così le pratiche comunitarie che tendono a ridurre la separazione tra protagonisti e fruitori delle iniziative culturali

Alessio Traversi

(membro della segreteria territoriale di Arci Livorno)

Realizzato in collaborazione con Cesvot

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