L’Antimafia che fa fatica e non fa affari

Spettacolo alla Casa Circondariale di Livorno

Di Salvo Lipari, presidente Arci Sicilia

Dieci ettari di terreno confiscati a Giovanni Marino, nipote di Luciano Liggio.È il 1999 quando l’allora sindaco diCorleone, Giuseppe Cipriani, decide di assegnarli alla cooperativa Lavoro e non solo dell’Arci. Comincia allora un percorso di fatica, di risposta ad attentati e
intimidazioni e di lotte condivise con chi nel paese ha scelto di stare dall’altra parte della barricata. E comincia un cammino che ha portato da tutta Italia a Corleone migliaia di ragazzi che hanno imparato a ‘sudare’, a lavorare una terra tolta ai poteri criminali e a riportare nei loro territori il senso di una battaglia concreta. Estate 2013. A Librino, periferia di Catania, l’Arci decide di giocare una partita importante in un quartiere segnato dal degrado ma anche da una grande voglia di riscatto. Lo fa mettendo in piedi un campo estivo che punta al recupero di una struttura sportiva e lo fa coinvolgendo i ragazzi di quel territorio. In questi decenni la Carovana antimafia dell’Arci e di Libera ha toccato centinaia di località e coinvolto migliaia di persone. Decine e decine di associazioni, movimenti, scuole, pezzi consistenti della società civile hanno lavorato e continuano a lavorare per opporsi a mafia, corruzione e malaffare. Ogni giorno e quasi sempre senza clamore. Realtà come quella del Centro Olimpo di Palermo, in cui 34 persone hanno deciso di sfidare tutto e tutti e, grazie a una collaborazione virtuosa con istituzioni e associazioni, hanno fondato una cooperativa per riaprire il
supermercato confiscato in cui lavoravano, sono l’esempio che uno scenario diverso è possibile. Ma di esempi così se ne possono fare centinaia. L’arresto di Roberto Helg ha scatenato un dibattito anche aspro ma a tratti superficiale sull’antimafia vera e quella di facciata. Un dibattito che torna cicli camente, da Sciascia in poi, e che rischia di confondere tutto, di riempire a caso un grande calderone. Negli ultimi decenni c’è stato un proliferare di protocolli di legalità, accordi, intese. C’è chi, per fortuna una minoranza, ha utilizzato  l’etichetta di antimafioso per continuare a fare affari, a mantenere rapporti, ad alimentare un sistema illegale. C’è un pezzo della politica che dietro il paravento dell’antimafia prova, nel migliore dei casi, a nascondere la propria incapacità di governare, di gestire i processi, di dare risposte, e nel peggiore a coprire i propri rapporti con pezzi di potere quanto meno discussi. Tutto questo può dare un colpo mortale al movimento antimafia ma può anche essere, al contrario, una scossa più che positiva. Per fare autocritica, per capire dove si è sbagliato soprattutto per ritrovare una capacità di analisi e selezione che una volta apparteneva ai soggetti organizzati della società. Non si può delegare solo alle forze dell’ordine e alla magistratura il compito di individuare le mele marce. Abbiamo rinunciato a scavare nella complessità, a esaminare a fondo e conoscere i territori. Ma abbiamo anche rinunciato a fare i conti con un fatto assolutamente non nuovo. C’è da sempre un pezzo della borghesia palermitana e siciliana che ha scelto da che parte stare e che tipo di potere esercitare. Magari celando i propri comportamenti dietro un paravento di antimafiosità. Fare finta di non saperlo è ipocrita. Tutto questo però non può consentire di buttare il bambino con l’acqua sporca. Lo dobbiamo a chi in questi anni ha provato a comporre un puzzle che diventa via via più grande e che continua a farlo, seppure con limiti ed errori frutto anche di ingenuità. Un esempio per tutti: non si può dare addosso a Addiopizzo per aver firmato il protocollo con Confcommercio e dimenticare un impegno paziente che in tutti questi anni ha dato coraggio a moltissimi imprenditori e imprenditrici. L’impegno dell’Arci e degli altri movimenti e associazioni che hanno condiviso e condividono importanti pezzi di strada dovrà essere quello di non consentire mstrumentalizzazioni e semplificazioni e di continuare ogni giorno a costruire quel puzzle, con fatica, sacrifici e scelte di vita non semplici.

 

“C’è una città come tante. Ricca, avida, opulenta, consumista.
C’è una città come tante. Mal governata.
C’è una città invasa da topi. Topi che non si nascondono, ma escono allo scoperto per mangiarsi tutto.
Il governo non può più far finta di niente e promette “una bella poltrona” nel palazzo granducale a chiunque riesca a liberare la città dalla piaga dei topi.”

Chi volesse partecipare come pubblico allo spettacolo “Topo dopo topo” regia di Lara Gallo e Francesca Ricci, per il giorno 20 dicembre 2023 alle ore 14.00 all’interno della Casa Circondariale di Livorno, dovrà inviare il proprio nome e cognome, luogo e data di nascita al seguente indirizzo mail

prenotazionicarcere@gmail.com

entro e non oltre il 5 dicembre 2023.

I nominativi saranno oggetto di controlli da parte dell’Amministrazione penitenziaria, pena la non possibilità di partecipazione allo spettacolo.

Lasciate ogni smartphone in macchina, oh Voi che entrate.

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