“L’antifascismo come nuovo orizzonte dell’umanità”

Di Luciano Guerzoni, vicepresidente Nazionale vicario Anpi.

Siamo a settant’anni dalla Liberazione, dalla dittatura fascista e dall’oppressione straniera nazista. E l’antifascismo, propulsore e guida politica e morale della Resistenza e della guerra di Liberazione, ha più storia.
L’evento, la fine della guerra e la conquista della pace, dell’unità nazionale, della libertà e della democrazia, segnano l’avvio della nostra storia contemporanea. Tutto si condensa nella Costituzione. Nei suoi valori. Nei suoi principi. Nel suo progetto di convivenza civile, coesione sociale, di libertà e giustizia e di trasformazione repubblicana. Il 25 aprile del Settantesimo è dunque carico della memoria di anni di tragedia, di storia e di riflessioni sul presente. E deve essere una festa, come si fece nel ’45. Certo i moniti non devono mancare. Perché nei settanta anni del nostro cammino, il progetto di democrazia e società della Costituzione, ha incontrato ed ancor oggi incontra i triboli propri dell’inadempienza, dell’elusione quando non del suo stravolgimento. Ma soprattutto perché è urgente oggi riprendere, con determinazione, quel cammino per una Liberazione: dalla crisi economica sociale che ci attanaglia, dalle disuguaglianze
insopportabili, dalle guerre con le miserie disumane che innescano oltre che dalla pressante necessità di pulizia etica e morale che viviamo quotidianamente con sofferenza, sdegno e protesta.
È solo nell’alveo della Costituzione, dei suoi principi e dei suoi valori, dell’antifascismo e nella memoria dei partigiani e della Resistenza che la politica, le istituzioni e la società possono rigenerarsi e rinnovarsi e scrollarsi di dosso il passato. Quei valori, quei principi non vanno ‘rottamati’. Sono l’anima delle riforme e della modernità di cui abbiamo bisogno. Il 25 aprile del Settantesimo deve essere occasione per rinnovare l’alleanza delle nuove generazioni con l’antifascismo. È sempre avvenuto in questi settanta anni in
occasione delle gravi, alle volte drammatiche, crisi vissute dalla democrazia. Sempre sono state vinte con salti in avanti della democrazia e della società. Studio, lavoro come diritti e fonti dei diritti necessari per la realizzazione di sé e per il progetto di vita di ciascuno e la democrazia come partecipazione, possono incontrarsi con il bisogno delle nuove generazioni di essere protagoniste ed artefici della
loro esistenza. Per rinnovare l’alleanza con le nuove generazioni, l’antifascismo storico deve fare la sua parte, non solo come testimone di storia e memoria ma innanzitutto liberandosi da paternalismi, piaggerie e rinnovarsi nella sua cultura affinché il ‘diritto alla felicità’ che le nuove generazioni rivendicano con prepotenza, alle volte con arroganza, sia percepito, non con l’ostilità o la diffidenza con le quali
si giudicano egoismo e individualismo. Né con il fastidio che provoca l’utopia. Bensì come una necessità storica. Una necessità dell’umanità. A guardar bene si tratta di un bisogno maturato lungo un percorso di lotte sociali, politiche, di battaglie culturali e ideali e di profonde trasformazioni.
L’antifascismo di tutto ciò è stato artefice fondamentale. È dunque un bisogno di futuro prorompente. Una necessità di realizzare se stessi e di percorsi di vita nei quali studio, lavoro, partecipazione civile, arte e cultura, non più separati, si compenetrino, dando luogo ad una
esistenza degna di essere vissuta. È il partigiano Giuseppe Dossetti che definì l’antifascismo come nuovo orizzonte dell’umanità.