Una nave stracolma e la paura di essere ricondotti in Libia

Un’operatrice dell’Arci, Sara Prestianni, ha raccolto la testimonianza di uno dei sopravvissuti al naufragio avvenuto il 14 aprile in cui 400 persone hanno perso la vita. Tra i morti ci sarebbero anche molti giovani, probabilmente minori. Solo 144 persone sono state salvate, dopo che il barcone su cui viaggiavano si è rovesciato. Di seguito il racconto del sopravvissuto.
«Siamo partiti domenica mattina alle 5 dal porto Libico di Zuara. Eravamo in 600 su un barcone che ne avrebbe potuti contenere molti meno. Eravamo prevalentemente nigeriani, maliani, senegalesi, gambiani e del Corno d’Africa. La barca era a tre piani, uno sotto il livello dell’acqua e due sopra. Eravamo talmente sovraccarichi che non ci potevamo muovere. Nel primo pomeriggio del lunedì temevamo di aver perso la rotta e di essere in acque tunisine, invece eravamo probabilmente già in acque internazionali.
Abbiamo lanciato degli SOS alla guardia costiera italiana. Alle 17.30 abbiamo visto una nave avvicinarsi. Ce n’erano altre due all’orizzonte, una blu e una gialla. Una era vicina a noi, era bianca. Abbiamo temuto che fosse una barca dei libici e che quindi ci riportasse nelle prigioni in cui la maggior parte di noi erano stati torturati e da cui eravamo fuggiti. Tra di noi abbiamo discusso sul fatto che la nave fosse italiana o libica. Quelli che erano nella stiva volevano salire per vedere. La nave davanti era vicina e i suoi motori creavano delle onde che arrivavano alla nostra nave. Il movimento creato da chi voleva salire e avvicinarsi per capire se fidarsi della nave di salvataggio ha fatto ondulare la nostra per due volte, alla terza si é capovolta. È stata una tragedia. Almeno 400 persone sono morte. Da un elicottero che stava sopra di noi e dalla nave ci lanciavano dei salvagenti. C’erano molte donne e bambini. Io, anche se non so nuotare, mi sono attaccato ad un pezzo di legno e ho resistito fino a quando mi hanno soccorso. C’erano tanti cadaveri in giro. Molti delle donne e dei bambini che viaggiavano con me. Alcuni dei miei amici sono morti. Siamo saliti a bordo della nave bianca. Poi ci hanno trasferiti in una nave militare e martedì in una terza nave che ci ha portato a Reggio Calabria».