Editoria: una riforma quadro del sistema

Di Vincenzo Vita, esperto di comunicazione.

Uno dei probabili effetti collaterali dell’Italicum è il rinvio al 12 maggio della riunione del ‘tavolo sull’editoria’ presso il Sottosegretario con delega Lotti. Sono ormai diversi mesi che se ne parla e tutte le categorie interessate – dagli editori, ai sindacati, ai rappresentanti delle edicole, alle associazioni dei giornali cooperativi e non profit, off e on line intendono capire se sia inesorabile una lenta agonia del settore o, piuttosto, una sua ‘media- morfosi’, cioè una seconda vita in cui la rete diviene amica e non nemica del prodotto editoriale ‘finito’. Negli Stati Uniti, in Francia o in Germania la discussione pubblica è molto significativa e non si capisce davvero perché la vicenda italiana si stia così amaramente spegnendo, come se non sembrasse essenziale valorizzare i giornali come luogo privilegiato dell’argomentazione e della tutela di uno dei lati profondi dei saperi. E non è vero che internet, tablet e smartphone condannino in modo definitivo la carta stampata all’obsolescenza. Se mai, possono interagire contribuendo ad arricchire
la dieta mediatica dell’era digitale. Uno studio pubblicato da Corriere.it riferiva di un’intesa che il proprietario di Facebook starebbe stipulando con grandi testate come il New York Times per diffondere sul social una selezione delle notizie e degli articoli. Ecco. Qui potrebbe passare un frammento di un potenziale compromesso
positivo tra old e new media, a condizione che siano garantiti neutralità e uguaglianza nell’accesso. Per questo è urgente immaginare una Conferenza nazionale in cui mettere le fondamenta non di una ‘leggina’, bensì di una riforma di quadro del sistema: dalle agevolazioni al diritto d’autore, al ‘bonus’ per i giovani e alle interessanti ipotesi delle organizzazioni delle edicole – vera trama sul territorio dell’universo post analogico.

I rinvii sono dunque un vero colpo al cuore. Perché non c’è tempo. I bilanci delle testate vanno chiusi entro il 30 aprile e nessuna garanzia è stata data dal Governo. Il ‘Fondo dell’editoria’, già ridotto al lumicino, rischia di svanire, trascinando nel disastro 130 giornali e centinaia di lavoratori. È necessario dare qualche risposta. Altrimenti sarà ovvio fare due+due: Italicum e riforma del Senato restringono gli spazi democratici, la Rai è messa sotto l’egida dell’Esecutivo, molte testate potrebbero chiudere nelle prossime ore. Alleanza delle Cooperative Italiane Comunicazione, Fnsi, File, Fisc, Mediacoop, Anso, Articolo21 e Uspi hanno posto seccamente il problema. E, in un recente convegno si è ricordato che nel 2014 oltre 800mila persone sono uscite dal mercato della lettura dei libri; nel 2013 hanno smesso di leggere abitualmente un quotidiano 1,9 milioni di cittadini e un periodico 3,6 ml; oltre metà della popolazione legge meno di un libro all’anno. E la scuola? Aggiungeremmo che metà degli italiani non usa la rete. «Cultural e digital divide». Da horror.