Apriamo un dibattito sul ruolo della Rai e sulla libertà di comunicazione

Di Sergio Bellucci, Presidente Net Left.

La scadenza del Consiglio di Amministrazione della Rai si avvicina. Il governo aveva indicato, fin dallo scorso anno, la riforma della RAI come una delle priorità del paese. In effetti la RAI svolge ancora un ruolo importante nella formazione delle conoscenze della nostra società. Ma la legge Gasparri, che ha consentito negli ultimi 10 anni di mantenere lo squilibrio radiotelevisivo a favore delle aziende di Berlusconi, rischia di allungare i suoi nefasti ‘equilibri’ per un altro triennio. Un triennio importantissimo per il futuro del sistema della radiotelevisione italiana alla vigilia di grandi arrivi da parte di nuove multinazionali dell’intrattenimento casalingo. Gli sviluppi tecnologici, infatti, consentiranno a breve di poter accedere a contenuti di nuova generazione che saranno fruibili attraverso le connessioni a banda larga. Non è un caso, infatti, che dopo gli annunci del governo di voler riformare il servizio pubblico radiotelevisivo, tutto si sia limitato alla messa sul mercato del principale asset strategico dell’azienda di Viale Mazzini. La società delle ‘torri’, RAIWAY, è ormai una azienda sul mercato e lo stesso gruppo controllato dal leader di Forza Italia ha provato a prenderne il controllo. Nessuna vera strategia industriale da sviluppare per il futuro del nostro paese e la solita storia che sarà il ‘mercato’ a decidere le sorti dei settori strategici. La ‘soluzione’ che ha portato, in vent’anni, a far perdere all’intero assetto industriale del nostro paese tutte le posizioni strategiche conquistate dal dopoguerra fino agli inizi degli anni ’90. Ora si dovrà individuare, per il servizio pubblico radiotelevisivo, un nuovo gruppo dirigente. La soluzione prospettata dal governo sembra essere la fotocopia di altri provvedimenti: affidare tutta la gestione del servizio pubblico ad un uomo solo. Individuare una sola persona che decide e a farlo dovrà essere, sostanzialmente, il governo con la sua maggioranza. Tutta la storia della definizione di equilibri, delle rappresentanze delle articolazioni della società, lo stesso spirito della Carta Costituzionale, che prevede al suo articolo 43 le modalità plurali di gestione delle aziende pubbliche, sembrano un orpello da cancellare in nome di non si sa quale ‘capacità gestionale’. Ricordiamoci altri famosi casi di uomini soli al comando come il caso dell’Alitalia. La soluzione non è mai quella di restringere l’aria della decisione, ma di renderla trasparente e consapevole. Ecco, serve un’altra strada. La riforma della RAI è uno dei temi principali della stagione politica italiana. Uscire dalla semplice discussione sugli assetti dei vertici e riprendere il dibattito sul ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo è il compito delle forze che hanno a cuore quel particolare bene comune che è la comunicazione: senza una comunicazione libera, tutte le altre libertà sono precluse. Lo scontro sugli assetti della comunicazione pubblica, quindi, riguarda noi tutti.