La REMDH denuncia le violazioni dei diritti ad associarsi e a manifestare

Di Gianluca Mengozzi Presidente Arci Toscana.

I giorni 16 e 17 maggio si è riunito a Istanbul il gruppo di lavoro ‘diritto di associazione e di manifestazione’ (FOAA) della Rete Euro-Mediterranea per i Diritti Umani (REMDH) di cui Arci fa parte da tempo. Una prima ricognizione della situazione nei paesi rappresentati nel gruppo ha reso evidente la gravità della situazione in Egitto in cui, dopo il colpo di stato del generale Al Sisi del 3 luglio 2013, si susseguono arresti indiscriminati degli attivisti e uccisioni di manifestanti da parte delle forze di polizia. Durante i lavori è peraltro arrivata la notizia della condanna a morte del presidente deposto Morsi da parte di un tribunale egiziano che ha provocato ulteriore preoccupazione per l’evolversi della già gravissima situazione nel Paese. Preoccupa molto anche la situazione in Tunisia in cui si sta discutendo dell’emanazione di leggi antiterrorismo che avrebbero l’effetto di aumentare la discrezionalità delle autorità nell’uso della forza per reprimere le manifestazioni e le proteste. Osman Isci, referente politico del gruppo di lavoro e attivista turco per i diritti umani, ha dunque introdotto il tema della situazione del diritto di manifestazione in Turchia, a due anni esatti dalle iniziative di Gezy Park e della loro violenta repressione. La situazione in Turchia continua ad essere complessa: lo scorso primo maggio una grande manifestazione di lavoratori è stata dispersa in piazza Taksim a Istanbul, luogo simbolo dei movimenti dei lavoratori turchi, e ci sono stati 339 arresti e oltre 50 feriti. Altre manifestazioni sono state represse in alcune città dell’Anatolia. Ai lavori sono state invitate alcune associazioni per i diritti umani attive in Turchia che hanno approfondito il tema del diritto di manifestare e della progressiva diminuzione delle libertà civili portate avanti da Erdogan nei suoi diversi ruoli istituzionali. In particolare le associazioni hanno chiesto una presa di posizione chiara all’Unione Europea e il gruppo di lavoro ha realizzato e inviato una lettera a Federica Mogherini, nel suo ruolo di Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Sicurezza dell’UE. Il documento richiede all’UE di condizionare il proseguimento del dialogo tra Turchia e UE per l’adesione, che ha avuto un altro passaggio lo scorso 18 maggio, ad alcune condizioni chiave: cessare ogni divieto di manifestazione; cessare gli arresti arbitrari durante le manifestazioni e rilasciare i detenuti senza evidenza di reato; istituire una commissione indipendente che conduca una imparziale inchiesta sui casi di tortura attribuiti alle forze dell’ordine; ritirare le recenti leggi e regolamenti emanati dal governo che riducono drasticamente il diritto di manifestazione e tolgono l’obbligo per le forze dell’ordine di attenersi ad un uso proporzionato della forza. Arci farà la sua parte perché sia assicurata la massima libertà di azione e di protesta alla società civile turca.