Il Campo di CARTT a Rosarno per portare un altro punto di vista sulle vicende dei migranti della Piana

Di Alessio Magro, Arci Reggio Calabria.

Lo diciamo subito: Saidou è stato ammazzato come un cane, e un fatto del genere non può e non deve passare sotto silenzio. Lo hanno trovato nelle campagne di Rosarno proprio quando il campo di formazione del progetto CARTT iniziava il suo viaggio di conoscenza e riflessione nella Piana di Gioia Tauro. Poco si sa di ciò che è accaduto, poco si sa di Saidou, se non che amava giocare al calcio e faceva parte della squadra migrante del Coa Bosco, una bella esperienza promossa dalla Caritas. Poco si sa, ma la storia dei braccianti africani nella Piana e nell’Italia intera segue un drammatico percorso comune fatto di sfruttamento, discriminazione, condizioni di vita bestiali, alienazione. Nonostante le tantissime esperienze di accoglienza, integrazione e riscatto, sarebbe un errore negare, minimizzare, sottovalutare il fenomeno delle nuove schiavitù. Dal 4 al 10 giugno un gruppo di uomini e donne dell’Arci, di Libera, dell’organizzazione rumena Parada, della francese Ligue de l’Enseignement, della maltese Inizjamed, ha provato a sviscerare le questioni spinose legate alla tratta, a sporcarsi le mani girando sul territorio per raccogliere esperienze e buone pratiche, per portare un punto di vista altro sulle vicende dei migranti della Piana. Realtà diverse, competenze trasversali, punti di vista molteplici, con la voglia di contaminarsi, di fare rete, di applicare concretamente il metodo della partecipazione. È il progetto Cartt (Campaign for Awareness Raising and Training to fight Trafficking), un ramo intrecciatosi con la Carovana Internazionale dedicato al tema della schiavitù e della tratta di esseri umani, un percorso partito nel 2014 e che si concluderà a fine giugno a Bruxelles. Insieme ai compagni dell’Arci provinciale di Reggio Calabria, abbiamo conosciuto e raccolto testimonianze e buone pratiche, abbiamo colto la controversa complessità, l’impegno e la rasdi Davide Vecchiato coordinatore Antimafia sociale e legalità democratica segnazione, la speranza e l’apatia. Dalla dura realtà della Tendopoli del campo container di Rosarno, passando per la splendida realtà intergenerazionale del Frantoio delle idee di Cinquefrondi, dove peraltro abbiamo tenuto a battesimo il giovane neosindaco Michele Conia. E ancora la fertile testardaggine della cooperativa Valle del Marro – Libera Terra, l’impegno del sindaco di Polistena Michele Tripodi e la determinazione di Don Pino Demasi di Libera, fulcro dell’antimafia sociale della Piana. Non ultimi il Poliambulatorio di Emergency, con il presidio sanitario di Polistena e il servizio bus totalmente autofinanziato lungo le rotte dei migranti sul territorio, gli amici della cooperativa Futura di Maropati, la Caritas di Drosi e lo Sportello Informamigrante del Comune di Rizziconi, animatori di quello che è stato definito «modello Drosi», niente altro che tanto impegno e tanta buona volontà con la pratica della mediazione abitativa e del fare comunità.