Italia vs Ue sull’immigrazione. Vinca il peggiore!

Di Filippo Miraglia, Vicepresidente nazionale Arci.

«Vinca il peggiore!». Questo potrebbe essere il commento al match tra Italia e UE a chi si sottrae di più alle proprie responsabilità sull’immigrazione. Il governo italiano si ispira al principio per cui i richiedenti asilo si accolgono mentre i cosiddetti migranti economici andrebbero espulsi e rimpatriati. Ciò avverrebbe attraverso una sorta di ‘accoglienza differenziata’ fra Nord e Sud del nostro paese. Infatti sparirebbero i centri di primo soccorso e di accoglienza. Al loro posto vi sarebbero degli hotspot, 5 o 6, che si apriranno nelle regioni mediterranee, quindi in Sicilia, in Calabria, in Puglia e forse anche in Campania. Dove più frequenti sono stati gli sbarchi e le tragedie che hanno portato alla morte migliaia di persone. Dopo 48 ore di permanenza, quando le misure di prima accoglienza verranno praticate solo se possibili, i migranti verranno spostati negli hub, ovvero grandi centri di smistamento, divisi in ‘chiusi’ e ‘aperti’. Qui avverrà la suddivisione tra chi ha diritto all’accoglienza e chi no. Questi ultimi, gli ‘irregolari’ finiranno nei vecchi Cie, pronti per l’espulsione. Gli altri verranno ‘accolti’ negli hub aperti e nello Sprar, il sistema di ‘protezione’ dei richiedenti asilo e dei rifugiati affidato all’Anci. Le strutture aperte saranno situate al Nord, quelle chiuse e che fungono da rampe di lancio per l’espulsione al Sud. Ovvero i ‘buoni’ nel Nord del paese, i ‘cattivi’ nel Meridione. Difficile immaginare un sistema più perverso, in cui si fonde la vecchia questione meridionale nostrana con il nuovo razzismo nei confronti dei migranti. In questo sistema ogni diritto viene travolto. Alla procedura prevista per legge, che delega alle Commissioni territoriali per il riconoscimento dello status di rifugiato la decisione, sulla base di elementi seri e concreti, si sostituisce una non meglio precisata divisione tra possibili richiedenti asilo e non, basata non si sa su quali criteri (forse la supposta provenienza da paesi ritenuti più o meno sicuri). Si introduce così un elemento di discrezionalità contrario a ogni legge e a ogni convenzione internazionale. Si fa peraltro finta di non sapere che anche per ricerca di lavoro, oltre che per richiesta d’asilo, non c’è alcun canale d’ingresso legale previsto dalla legge. Che se una persona, qualunque siano le sue ragioni, vuol arrivare in Italia, ha solo la scelta degli scafisti, imposta dalle politiche di chiusura adottate dai governi europei. Come si vede Renzi ha poco da alzare la voce in sede Ue, dove peraltro non fanno meglio. Le conclusioni del Consiglio europeo sono davvero umilianti e vergognose. Si è litigato, con i paesi dell’Est nel ruolo dei più intransigenti, su 40mila rifugiati già presenti in Europa da ridistribuire in due anni tra i diversi paesi europei. Cifre indecenti, soprattutto se si tiene conto che secondo l’Unhcr più di 100mila persone sono giunte in Europa dall’inizio dell’anno considerando solo quelle che hanno battuto la via mediterranea. Contemporaneamente la Ue mantiene la missione di pattugliamento e di respingimento dei barconi, salvo l’obbligo del salvataggio in mare che anche le navi militari devono operare. Inoltre le procedure di espulsione vengono rafforzate tramite accordi con paesi retti da dittature o nei quali è ancora in corso un conflitto sanguinoso. Il Consiglio europeo dimostra ancora una volta di essere del tutto prigioniero della logica dell’Europa come fortezza. Mentre il governo italiano strizza l’occhio alle pulsioni xenofobe e razziste che attraversano il nostro paese, alimentate dai governatori delle regioni in mano alla lega, con la risposta dell’accoglienza differenziata tra nord e sud. D’altro canto non è un mistero per nessuno che gran parte della campagna elettorale per le regionali si sia giocata proprio sulla questione dell’accoglienza dei migranti. Oggi più di prima dovrebbe essere chiaro a tutti che questa dell’immigrazione è una questione determinante per il futuro e l’identità dell’Europa e rappresenta una delle discriminati più evidenti tra la destra e la sinistra in ogni paese e nel nostro continente.