Primi successi della campagna Stop TTIP

Di Alberto Zoratti, Campagna Stop TTIP Italia.

Mentre il negoziato sull’Accordo Transatlantico tra Unione Europea e Stati Uniti continua, il Parlamento europeo prova a riformulare la cornice negoziale all’interno della quale la Commissione Europea deve rimanere. Lo fa con una relazione presentata dal socialdemocratico Lange che ha visto un giro di valzer tra commissione Commercio Internazionale (INTA) ed assemblea del Parlamento europeo. Lo scorso 29 giugno in soli due minuti la commissione INTA ha scelto di rinviare al voto in plenaria praticamente tutti gli emendamenti sul TTIP. Un risultato importante per le campagne Stop TTIP, un’ulteriore brutta figura per chi ha pensato, come il presidente Schultz, di risolvere i problemi interni al suo gruppo rimandando voto e discussione per non esporsi ai franchi tiratori contrari al TTIP. Per noi è un incoraggiamento a cercare di fermare il negoziato. A questo punto la campagna Stop TTIP Italia chiede che vengano votati tutti gli emendamenti che hanno l’obiettivo di escludere dal negoziato temi inaccettabili. Il tutto mentre una serie di questioni vengono portate all’attenzione dell’opinione pubblica grazie all’azione delle Campagne Stop TTIP, a cominciare dalla presunta tutela degli alti standard agroalimentari europei. Secondo la Commissione europea il TTIP non permetterebbe infatti «deroghe sugli standard agroalimentari europei». In verità, nei testi dell’Ue sugli standard sanitari e fitosanitari il riferimento unico per la qualità degli alimenti è il Codex Alimentarius. Peccato che i criteri usati dal Codex siano più bassi rispetto alle soglie indicate dall’Ue, ad esempio per i residui di pesticidi nei piatti di cui si è discusso in un summit del Consiglio europeo nel 2012. Ma l’esplicito riferimento al Codex fa sì che ogni variazione più restrittiva possa essere considerata ‘distorsiva del mercato’ e per questo sanzionata. Un rischio che il Governo italiano prova a esorcizzare con la demagogia sulle Indicazioni Geografiche, considerandole il cavallo di battaglia da difendere nel TTIP. Una posizione che prova a distrarre rispetto al fatto che è vero che l’apertura del mercato agroalimentare avrà un impatto pesante sull’agricoltura europea e italiana. Peraltro la tutela delle IG sarà parziale come dimostra il CETA, l’accordo con il Canada, in cui su oltre 1200 IG riconosciute in EU, di cui 273 italiane, solo 141 sono state inserite in un regime che prevede la reciprocità: anche sui nostri scaffali arriveranno prodotti simili a quelli italiani, ora non consentiti. Rischi e criticità che sembrano non emergere dalle comunicazioni istituzionali, ma che stanno diventando sempre più di dominio pubblico grazie all’azione di sensibilizzazione e della società civile italiana e internazionale. Una lettera aperta a Coldiretti, un controllo serrato sull’operato degli europarlamentari e uno strategy meeting a Bruxelles dei network internazionali a metà luglio, in vista della grande mobilitazione di ottobre, sono le prossime tappe di una campagna sempre più partecipata e radicata sui territori e tra i cittadini.