La legge 52/2015 (Italicum): come prima, peggio di prima

Di Massimo Villone costituzionalista

L’Italicum è giunto all’approdo finale. Una proposta nata male, e finita peggio, dopo un iter segnato da violazioni e forzature dei regolamenti parlamentari e della Costituzione. Sulla genesi della legge 52/2015 non importa ora trattenersi. Basterà ricordare il ‘patto del Nazareno’ tra Renzi e Berlusconi, e il dichiarato intento di favorire i due maggiori partiti – o allora aspiranti tali – a danno di tutti gli altri. I contraenti annunciarono trionfalmente di aver posto fine al ricatto dei partitini. Senza alcun riguardo – va sottolineato – per la coeva sentenza 1/2014 della Corte costituzionale, che aveva fulminato il Porcellum per il premio di maggioranza senza soglia e le liste bloccate. La Corte aveva richiamato il valore fondativo per il sistema democratico della rappresentatività delle assemblee elettive, e del voto libero e uguale, che non si potevano del tutto sacrificare sull’altare della governabilità. La legge elettorale è stata dunque riscritta da un parlamento colpito nei fondamenti. La sentenza 1/2014 non tocca la legittimità formale delle assemblee. Ma di sicuro tocca la legittimazione sostanziale. Questo avrebbe dovuto condurre a un atteggiamento di pieno e attento rispetto dei principi affermati dalla Corte. È accaduto esattamente il contrario. Qualche esempio. Quanto alla rappresentatività, a un premio di maggioranza senza soglia si sostituisce un premio con soglia del 40%. Ma se nessuna lista raggiunge la soglia, le due più votate vanno al ballottaggio, quali che siano i voti conseguiti nel primo turno, e chi vince ottiene il premio. È dunque assolutamente possibile, ed anzi nel contesto di oggi probabile, che una lista con pochi voti reali conquisti i 340 seggi garantiti dal premio di maggioranza. Considerando che la legge 52/2015 impone che il premio vada non alla coalizione ma alla singola lista, e vieta ogni collegamento o apparentamento tra il primo e il secondo turno, la distorsione della rappresentanza è potenzialmente maggiore con l’Italicum rispetto al Porcellum. Quanto al principio del voto libero e uguale, la preferenza è esclusa per i capilista. Votando la lista, l’elettore vota anche il capolista. È stato ampiamente dimostrato che in misura del tutto prevalente entreranno nella Camera dei deputati i capilista a voto bloccato. I partiti minori, o comunque perdenti, vedranno eletti solo i capilista. Della libera scelta degli elettori si è persa praticamente traccia. Con l’aggravante di rendere il voto diseguale – quanto a incidenza potenziale sull’esito – tra elettori di liste diverse, o anche della stessa lista. La legge 52/2015 conferma l’errore iniziale di volere forzosamente condurre a uno schema bipolare – ed anzi tendenzialmente bipartitico – un sistema ormai assestato su un equilibrio diverso. Questo non è solo un grave errore politico, ma anche causa di inevitabili forzature a danno di principi costituzionali essenziali per il sistema democratico. Ancor meglio se ne coglie la pericolosità considerando la sinergia con altre riforme in discussione: Costituzione, RAI, scuola, PA. Tutte orientate verso la concentrazione del potere, l’indebolimento dei controlli, lo svilimento della partecipazione democratica.