Stiamo dalla parte giusta con l’Europa dei popoli

Di Raffaele Bolini relazioni internazionali Arci.

Verrà ricordata come la notte della vergogna europea, quella del 13 luglio 2015. Condotta con le armi di questo secolo, le banche e la finanza, è stato un momento drammatico dell’attacco condotto dalla élite europea a guida tedesca contro un piccolo paese. La Grecia, colpevole di voler applicare ricette keynesiane per uscire dalla crisi – sostegno ai deboli, tasse ai ricchi, investimenti pubblici, lavoro e reddito. Sono le politiche con cui Obama ha salvato gli USA. Su cui si è fondato lo stato sociale e lo sviluppo in Euopa. La base della tradizione socialista e di sinistra. Questa scuola di pensiero in Europa è stata dichiarata illegale. Lo stesso Fondo Monetario Internazionale, dopo aver sfasciato interi continenti con il cappio del debito, inizia a dire che bisogna cambiare strada. Ma l’Unione Europea continua a imporre il neoliberismo più rigido come un dogma religioso, non una teoria economica fra le tante possibili. Le hanno provate di tutte, contro la Grecia. Per far crollare un governo eletto, con un consenso enorme, sostenuto da un referendum, forte alla fine del sostegno di tutti i partiti democratici. Per dare una lezione alla Grecia, e a tutti i paesi tentati di seguire il suo esempio, non hanno esitato a mettere in crisi lo stesso progetto di integrazione europea, inventando l’uscita di un paese dall’Eurozona. E hanno calato la maschera. La notte del 13 luglio è stata anche la notte della verità. Che talvolta è brutta, però è sempre utile. Ha chiarito che in Europa non abbiamo un problema greco, abbiamo un problema tedesco. La Germania da anni viola i trattati, superando tutti i limiti previsti alle sue esportazioni in zona euro, aumentando lo squilibrio e le diseguaglianze. Ha provato che abbiamo un gigantesco problema democratico. Il referendum in Grecia è stato preso come una provocazione, ma il vero scandalo è che il nostro comune futuro dipenda di fatto dal ministro delle finanze di un solo paese. Ha svelato il modo in cui l’austerità è stata imposta a tutti. La differenza è che gli altri governi hanno ingoiato il rospo per restare a galla. Questa Europa si scaglia contro la Grecia, a cui andavano fatti ponti d’oro per aver trasformato l’umiliazione sociale in partecipazione democratica, mettendo in un angolo i nazisti di Alba Dorata. Ma accoglie senza fiatare l’Ungheria di Orban, fascista dichiarato. C’è un grande lavoro da fare. L’Europa dei popoli è possibile, ma serve una grande alleanza europea per i diritti, la democrazia, la dignità. Serve, soprattutto, la solidarietà. «Nessuno rimanga da solo nella crisi» è lo slogan di Solidarity for all, la rete di servizio alle strutture del mutuo soccorso greco, che sono la spina dorsale della sinistra greca. Nessuno da solo. Nei nostri quartieri e nelle nostre città. E anche in Europa. L’Europa dei popoli ha bisogno della solidarietà fra i popoli. La Grecia ha deciso di rimanere in Europa, e di continuare a lottare per cambiarla. Ci ha fatto un regalo. Fino ad oggi ha lottato di fatto da sola. Poi, nelle ultime ore, sono scesi in campo in tanti, dai sindacati ai premi Nobel, e tante tante persone. Un potenziale da non disperdere. Sono momenti difficili per la Grecia. Ma è nei momenti duri che si rafforzano i legami veri. Per questo l’Arci chiede a tutti e tutte un impegno straordinario. Sosteniamo i centri di solidarietà sociale in Grecia dove ogni giorno, aiutandosi gli uni con gli altri, le persone trovano il coraggio di alzare la testa. E difendono insieme la dignità propria e di tutti i popoli della nostra Europa umiliata.