C’è ancora molto da fare per migliorare le condizioni di vita nelle carceri

Spettacolo alla Casa Circondariale di Livorno

Di Marco Solimano, presidente Arci Livorno.

Estremamente scrupoloso ed attento il rapporto di Antigone. Rappresenta nella sua complessità, ma anche nella sua semplicità, la condizione in cui versano le carceri italiane, le profonde modificazioni intervenute negli ultimi anni, ma soprattutto l’incapacità strutturale a ripensare se stessa e l’idea dell’istituzione totale oramai superata dal tempo e dalla storia. Vediamo cosa è accaduto negli ultimi anni. Fino ad un paio di anni addietro ci siamo dovuti misurare con un’emergenza drammatica, che metteva in discussione i diritti umani dei detenuti e le loro condizioni di esistenza. Il sovraffollamento, la mancanza di spazi per esprimere forme di socialità, l’assoluta precarizzazione e parcellizzazione del quotidiano penitenziario. Una cultura che ha visto la carcerazione come strumento quasi esclusivo di risposta a comportamenti antisociali, che a seguito di leggi liberticide (Bossi-Fini, legge Giovanardi sulle droghe, vari decreti sicurezza) ha riempito le nostre galere di soggetti marginali, meno rappresentati, tossicodipendenti e stranieri, facendola diventare la più grande discarica sociale e luogo di contenimento delle contraddizioni più stridenti che nascevano nei territori. Poi arriva la condanna della Corte Europea dei diritti dell’uomo che stigmatizza non solo il sovraffollamento ma anche il numero di ore di restrizione in cella. Arriva dunque l’apertura delle celle per almeno otto ore al giorno. Interviene poi, snodo fondamentale, la sentenza della Corte Costituzionale che dichiara illegittimi gli articoli più delicati della Giovanardi, accompagnata da provvedimenti legislativi che hanno l’effetto di decongestionare le presenze negli istituti di pena. Ed eccoci tornati al carcere dell’oggi, oggetto del rapporto di Antigone. Un carcere sicuramente meno affollato, con le celle aperte per qualche ora in più, ma sempre drammaticamente uguale a se stesso, uno strano soggetto capace di autoriprodurre i suoi limiti e le sue fatiscenze, quasi del tutto incapace a lasciarsi permeare da culture diverse che da tempo riflettono sul senso della pena nella nostra epoca. Nostro compito è invece produrre e riprodurre senso, progetto, opportunità, possibilità. Il tema della salute e della sanità, dell’affettività e dell’esercizio della sessualità, del tempo vuoto della pena, della relazione virtuosa coi territori e con le espressioni sociali, culturali ed artistiche della città rimangono ancora del tutto inevasi, a testimoniare la natura fossile dell’istituzione penitenziaria. Ma è la concezione della pena, da una dimensione custodialista, punizionista e quasi vendicativa a quella inclusiva, risocializzante e partecipata la vera sfida, la premessa indispensabile perché i luoghi di pena possano tornare ad essere luoghi della città, seppur particolari, luoghi troppo spesso rimossi dall’immaginario collettivo. Dunque qualcosa è sicuramente accaduto negli ultimi tempi. Il rapporto di Antigone ci rappresenta la realtà con la quale confrontarci. Ma rappresenta anche un’importante agenda di lavoro. Rimangono questioni aperte sulle quali spendere energie, cultura, progetto. È importante costruire reti, alleanze e percorsi solidali. Rinnovo l’invito a mobilitarsi affinchè, nei territori in cui ci sono istituti penitenziari vengano nominati i Garanti dei diritti delle persone private della libertà individuale… questa potrebbe essere una bandiera della nostra associazione.

“C’è una città come tante. Ricca, avida, opulenta, consumista.
C’è una città come tante. Mal governata.
C’è una città invasa da topi. Topi che non si nascondono, ma escono allo scoperto per mangiarsi tutto.
Il governo non può più far finta di niente e promette “una bella poltrona” nel palazzo granducale a chiunque riesca a liberare la città dalla piaga dei topi.”

Chi volesse partecipare come pubblico allo spettacolo “Topo dopo topo” regia di Lara Gallo e Francesca Ricci, per il giorno 20 dicembre 2023 alle ore 14.00 all’interno della Casa Circondariale di Livorno, dovrà inviare il proprio nome e cognome, luogo e data di nascita al seguente indirizzo mail

prenotazionicarcere@gmail.com

entro e non oltre il 5 dicembre 2023.

I nominativi saranno oggetto di controlli da parte dell’Amministrazione penitenziaria, pena la non possibilità di partecipazione allo spettacolo.

Lasciate ogni smartphone in macchina, oh Voi che entrate.

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