PRISM – Preventing, Redressing and Inhibiting hate Speech in new Media

Di Carla Scaramella, coordinatrice Ufficio Progettazione Arci nazionale.

I casi di discorsi razzisti tanto pesanti da potersi configurare come incitamento all’odio da parte di esponenti politici in radio o in televisione sono sempre più frequenti, si potrebbe arrivare a dire che sono quasi ‘sdoganati’: non bastano le denunce e l’indignazione a invertire la rotta, ed anzi questa tendenza rende leciti commenti improntati allo hate speech alle notizie sui social media o sui siti internet delle testate e dei blog. Il fenomeno ha raggiunto dimensioni tali da non poter essere più ignorato e negli ultimi anni le normative dei paesi europei hanno iniziato a fare passi avanti. Parallelamente alcune testate giornalistiche hanno deciso di adottare politiche interne specifiche sulla gestione dei commenti. Il progetto PRISM – Preventing, Redressing and Inhibiting hate Speech in new Media (co-finanziato dal programma Fundamental Rights & Citizenship dell’Unione Europea) nasce dalla volontà delle organizzazioni coinvolte di sondare il fenomeno nelle sue pieghe, analizzare quanto fatto finora a livello legislativo in Europa e mettere a confronto le buone prassi per il contrasto dell’hate speech online sia in ambito giornalistico che nel contesto educativo. Il progetto è promosso dall’Associazione Arci e vede implicati cinque paesi: l’Italia, in cui accanto all’Arci sono coinvolti l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, l’Istituto di Studi Giuridici Internazionali del CNR, la Fondazione di ricerche ANCI-Cittalia e l’associazione Carta di Roma, la Francia, con la Ligue de l’Enseignement, la Spagna, rappresentata dall’Università di Barcellona e SOS Racismo Gipuzkoa, la Romania con la Fundatia Dezvoltarea Popoarelor e il Regno Unito con Race on the Agenda. Partecipa al partenariato, inoltre, una organizzazione internazionale, lo United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute. PRISM adotta una strategia interdisciplinare che combina ricerca, seminari volti allo scambio di buone prassi e attività formative rivolte a forze dell’ordine, esperti legali, giornalisti, blogger, gestori dei social network, giovani e insegnanti, ponendosi l’obiettivo di aumentare il livello di consapevolezza sull’hate speech, la sua portata, le sue possibili conseguenze e sviluppare strumenti e meccanismi per il contrasto della discriminazione, dell’ostilità e della violenza online, tanto sul piano legislativo quanto su quello della comunicazione e dell’educazione.