Si è aperta a Venezia la 72a Mostra internazionale del Cinema

Di Roberto Roversi, presidente nazionale Ucca.

Non c’è da invidiare Alberto Barbera, direttore di una Mostra di Venezia che sarà pure il più antico Festival del Cinema del mondo, ma che soffre di una concorrenza che, anno dopo anno, si fa sempre più accesa. Collocato storicamente all’inizio della stagione, deve contendere i pezzi pregiati a Locarno, Telluride, New York e, soprattutto, Toronto, tutti schedulati tra agosto ad ottobre, per non parlare dell’assurda rivalità interna della Festa del Cinema di Roma. Per cui desta sempre un po’ di meraviglia la qualità della line-up veneziana, in grado comunque di annoverare ogni anno una scarica di titoli molti attesi, la presenza di riveriti maestri, di giovani cineasti promettenti e la giusta dose di glamour. Certo, le assenze si notano: Spielberg ha scelto New York (come già l’anno scorso fecero Paul Thomas Anderson e David Fincher), Locarno ha scippato registi interessanti come il coreano Hong SangSoo (che ha conquistato il Pardo d’Oro) e Athina Rachel Tsangari, nome di punta della cosiddetta Greek Weird Wave. Ma è soprattutto a Toronto (e al suo mercato) che Venezia deve annualmente pagare dazio, soprattutto per i titoli anglosassoni, visto che il festival canadese potrà presentare in esclusiva il nuovo misterioso progetto di Michael Moore, Where to Invade Next, l’atteso Sunset Song di Terence Davies, nonché gli ultimi lavori di Stephen Frears e Ridley Scott, solo per fare qualche nome. Ciononostante il menu veneziano è ricco e speziato, a cominciare da un concorso che annovera maestri come Sokurov, Gitai e Skolimowski ed auteurs affermati come Giannoli ed Egoyan. Le sorprese potrebbero arrivare da Beasts of No Nation di Cary Fukunaga, regista della prima serie di True Detective e da Heart of a dog di Laurie Anderson. Ma il colpo al cuore potrebbe essere Anomalisa, seconda regia di Charlie Kaufman, qui alle prese con un’animazione in stopmotion. Dal migliore sceneggiatore di Hollywood (Essere John Malkovich, Confessioni di una mente pericolosa, Eternal sunshine of a spotless mind) e dal regista del cerebrale e disturbante Synecdoche, New York, ci aspettiamo un ennesimo tassello della sua poetica sulla solitudine e la fragilità dei rapporti umani. In chiusura, un appunto inevitabile: quattro film italiani in competizione in un festival internazionale sono troppi: spero di sbagliarmi, ma temo che qualcuno dei titoli avrebbe potuto trovare una degna collocazione in una delle sezioni minori. Infine, tra la miriade di altre opere interessanti disseminate appunto nelle sezioni collaterali, ci piace ricordare Non essere cattivo, il film postumo di Claudio Caligari, scomparso tre mesi fa, indimenticato autore di Amore tossico e grande irregolare del cinema italiano.